Ulisse era l’uomo dal multiforme ingegno di cui tanto ci hanno parlato da bambini e tutti noi in fondo in fondo vorremmo avere qualcuna delle sue virtù: la forza, il coraggio, l’intelligenza soprattutto. E’ infatti l’eroe più moderno, quello più facile da imitare perché le sue battaglie le combatteva più con la mente che con la spada. Lo abbiamo conosciuto prima nell’Iliade e poi nell’Odissea che porta il suo nome e poi lo abbiamo incontrato anche dopo, nella Divina Commedia ad esempio, dove Ulisse dà ali al folle volo, perché è assetato di conoscenza. Era folle dunque Ulisse, non così folle però da rinunciare alla parte più preziosa di sé: il suo nome e la sua famiglia. Anche quando alla corte di Alcinoo si dilunga a magnificare le sue lunghe peregrinazioni non fa mai cenno alla sua intimità. Egli è per tutti Nessuno, il non rivelare il suo nome gli servirà come arma per vincere tante battaglie, non soltanto quella contro Polifemo e i suoi fratelli. Una volta tornato a casa vestito da mendico – ce lo ha ricordato Paola Mastrocola dalle pagine del Sole24Ore – Penelope lo riconoscerà come il suo Ulisse soltanto dopo che lui le avrà parlato della storia del loro letto coniugale. Penelope chiederà ai servi di far spostare il loro letto per mostrarlo ad Ulisse, egli allora dirà che il farlo sarebbe impossibile perché a suo tempo lo intagliò sul tronco di un vecchio ulivo. Se Ulisse avesse rivelato a mezzo mondo la storia intima della sua camera da letto altri uomini avrebbero facilmente potuto spacciarsi per il re di Itaca.
Viene allora da chiedersi che cosa penserebbe quell’eterno eroe di Ulisse se ci vedesse sempre così affaccendati a condividere, scordandoci di viverlo, ogni attimo della nostra vita privata. Dovremmo piuttosto tornare a concentrarci sul racconto delle azioni. E prima ancora sulle azioni, sul come e perché compierle. Quelle sì meriteranno di essere raccontate magari in piazza come fece Ulisse per impressionare Nausicaa che lo aveva trovato. Ora le nostre piazze sono i social e non sono meno suggestive del Palazzo di Alcinoo che faceva da sfondo al racconto di Ulisse. A patto di stare attenti a quel che diremo, avendo cara la nostra credibilità e la nostra reputazione. Così facendo, se saremo mossi da buone intenzioni e guidati dalla luce della verità nessuno potrà giudicarci per come decideremo di esprimerci e saremo liberi di dar sfogo alla nostra creatività e alla voglia di far parte di un tutto. Come faceva Anna dai capelli rossi che era solita dire “Me l’hanno detto milioni di volte e la gente mi prende in giro perché uso i paroloni. Ma se uno ha idee grandi deve usare parole grandi per esprimerle, no?”.
la tribuna.sm