È un po’ di tempo che mi chiedo: che c’azzecca, per dirla alla Tonino Di Pietro, l’UPR con AP?
Credo che se la politica avesse, oggi, un po’ di coerenza mi si risponderebbe: nulla. Mi chiedo come possa Marco Podeschi, l’erede di Mularoni e Lonfernini, pensare di salvaguardare i voti dell’UPR in una lista comune con AP?
Quando la storia di questi due partiti e delle persone che li compongono è stata da sempre conflittuale?
Senza scomodare i Mazziniani prendiamo il caso di Marco Podeschi. Nei primi anni novanta, con Mularoni e Francini, spazzò via dal giovanile DC – su preciso ordine di Gatti – Antonella Mularoni, Valeria Ciavatta, Roberto Giorgetti e Daniele Guidi. È’ stato delegato del movimento giovanile negli anni in cui la lotta con AP era l’ordine quotidiano di scuderia. È stato maggiordomo di Claudio Podeschi durante il suo semestre reggenziale, nonché suo collaboratore nella sezione di Fiorentino. È stato il segretario particolare di Menicucci alla Cultura.
Stessa cosa con Giovanni Lonfernini, di cui è stato fidato braccio destro, seguendolo addirittura nei DDC e UPR. Spedito a lavorare tra i nababbi dell’allora ICS (Oggi Banca Centrale), ha collaborato con Gatti agli esteri, con Valli all’AASS e con l’ex Presidente di Banca Centrale Bossone. Figure da sempre ostili ad AP, specialmente alla sua vecchiaia guardia rappresentata dalla Ciavatta e Masi.
Si dice che poi sia stata poco gradita – in alcuni ambiti di AP – la recente visita di Podeschi alle carceri. Se fosse vero, quale la novità? Il giustizialismo di AP e il garantismo di chi ha una tradizione culturale moderata non si cancellano chiamandosi Repubblicafutura.
Probabilmente Podeschi non lo sa (o lo ha rimosso per convenienza) ma gli elettori, pochi o molti dell’UPR, si. Molti di quali stanno da tempo guardando altrove, delusi e increduli per una alleanza movimentista e contronatura come quella con AP.
D’altronde le trovate sulle auto elettriche, i test antidroga e le iniziative da avanspettacolo portano qualche titolo in prima pagina ma, alla fine, pochi voti.
Caro Podeschi e cari nuovi dirigenti UPR i voti si contano, non si pesano. Meglio allora una fine dignitosa che portare fieno in cascina a chi, col sorriso e le buone maniere, ti abbraccia per poi scaricarti.
L’Osservatore