È arrivata la tanto attesa sentenza d’appello nel processo che ha scosso la magistratura e la politica sammarinese.
Il giudice di appello pres. Renato Bricchetti ha confermato integralmente la condanna di primo grado nei confronti dell’ex Commissario della Legge Alberto Buriani, già condannato in primo grado per tentata concussione, abuso di autorità e rivelazione del segreto d’ufficio
La sentenza ha ribadito una pena severa:
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4 anni di reclusione;
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5 anni di interdizione dai pubblici uffici;
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risarcimento del danno alla Banca Centrale di San Marino e ad altre parti civili, per un totale superiore a 118.000 euro.
L’intera vicenda ha avuto origine dalla denuncia presentata nell’agosto 2020 dall’avv. Catia Tomasetti, Presidente della Banca Centrale di San Marino. Dopo aver preso visione di un fascicolo precedentemente secretato, Tomasetti denunciò formalmente una serie di pressioni, minacce e comportamenti intimidatori messi in atto da Buriani con l’obiettivo di condizionare le decisioni e le attività di vigilanza dell’Istituto.
Durante la sua testimonianza davanti alla Commissione d’Inchiesta su Banca Cis, il 1° marzo 2023, Tomasetti descrisse un quadro preoccupante: un clima ostile, fatto di registrazioni clandestine, intimidazioni e atti che puntavano a “metterle una museruola”. La frase “facciamo un po’ di paura a qualcuno”, intercettata in una registrazione dell’allora Commissario Buriani, è diventata emblema del suo approccio.
Il processo ha messo in luce comportamenti estremamente gravi come la cancellazione di file sensibili da un hard disk pubblico effettuata dallo stesso Commissario Buriani e le registrazioni segrete di colloqui con testimoni e funzionari, come l’uso della funzione giudiziaria per finalità non istituzionali, secondo l’accusa affidata all’avv. Filippo Cocco, all’avv. Maria Selva e all’avv. Tania Ercolani, parte civile per BCSM.
Con Buriani è stato giudicato anche Simone Celli, ex Segretario di Stato alle Finanze nel governo Adesso.SM per la sola tentata concussione. Il Giudice di appello pres. Renato Bricchetti ha confermato per lui:
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1 anno di reclusione (pena sospesa);
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2 anni di interdizione dai pubblici uffici.
Quella di oggi non è una sentenza come le altre. È la conferma ufficiale che i vertici della giustizia e della politica durante il governo di ADESSO.SM avevano oltrepassato il limite, secondo la valutazione del tribunale sammarinese. È anche la prima volta nella storia della Repubblica di San Marino che un magistrato in carica viene condannato in via definitiva con una pena detentiva per abuso delle sue funzioni.
La sentenza segna una vittoria non solo per la legalità, ma anche per il coraggio civile di chi ha saputo esporsi in prima persona. Il presidente di Banca Centrale Catia Tomasetti si conferma figura centrale nell’emersione della verità: ha resistito con fermezza a pressioni, tentativi di delegittimazione e vere e proprie campagne diffamatorie.
GiornaleSM ed il sottoscritto, fin dall’inizio, hanno scelto di darle fiducia e di sostenere la sua battaglia, difendendola pubblicamente da accuse rivelatesi infondate, con coerenza e senso di giustizia.
La difesa potrà eventualmente presentare ricorso in terza istanza, ma la condanna odierna è un punto fermo. È il segnale che la Repubblica, pur nelle sue dimensioni ridotte e nelle sue contraddizioni, non rinuncia al principio di responsabilità e alla tutela dell’interesse pubblico.
Quella di oggi è stata senza dubbio una pagina dolorosa per la Repubblica, perché vedere un magistrato condannato in via definitiva non è mai motivo di orgoglio. Ma è anche e soprattutto una pagina necessaria, perché dimostra che il sistema ha saputo reagire, che gli anticorpi istituzionali funzionano, e che la giustizia – quando è libera, autonoma e coraggiosa – è in grado di difendersi anche da sé stessa.
È un segnale forte a tutti: a chi pensa di poter usare la propria funzione pubblica per fini personali, a chi crede che bastino l’arroganza e il silenzio per farla franca. Oggi sappiamo che non è così.
Oggi sappiamo che denunciare ha senso, che resistere è possibile, e che – nonostante tutto – dire la verità è ancora un atto rivoluzionario.
Per questo, più che un semplice epilogo giudiziario, questa sentenza rappresenta l’inizio di una stagione nuova. Una stagione che tutti ci auguriamo sia fatta di trasparenza, rigore, rispetto delle istituzioni e soprattutto delle persone.
E in questo spirito, mi sento di ringraziare sinceramente la magistratura sammarinese, per aver avuto il coraggio di guardare dentro sé stessa, senza voltarsi dall’altra parte.
Marco Severini – direttore GiornaleSM