Riceviamo e pubblichiamo
Carissimi Gino e Pietro
sono un cittadino non più tanto giovane, anziano della politica, che segue con simpatia, curiosità e attenzione i vostri interessanti scambi di opinione sull’attuale situazione sociale e politica del nostro Paese e sui personaggi che oggi la caratterizzano.
Durante i vostri colloqui, mi piace immaginarvi magari a passeggio per le vie di Città o seduti su una panchina, uno accanto all’altro sotto il vostro cappello antico, con il volto preoccupato nel raccontare l’attuale situazione, memori dei tempi vostri che furono un pò travagliati come lo sono altrettanto quelli odierni, che però voi avete saputo affrontare con dedizione e coraggio nell’interesse della nostra amata Repubblica.
Io mi voglio rivolgere a voi idealmente e magari avanzarvi una proposta utile sul nostro difficile momento.
Se durante queste vostre passeggiate aveste modo di incrociare e avvicinare qualcuno di quei baldi giovani, che in questo periodo più spesso portano avanti decisioni con l’intento di formare nuovi gruppi politici dentro e fuori dal Consiglio, autonominandosi eredi e inventori di nuove sigle politiche in sostituzione di quelle vigenti non più appetibili, per chiedere a loro se non fosse più utile per tutti di indirizzare questi piccoli rigagnoli di idee che oggi rischiano di cadere su un terreno diventato arido e improduttivo, e indirizzarle invece verso un corso più fluido dagli argini più sicuri, che non abbia necessità di simbolismi particolari floriculturali o santini protettori o illustrazioni grafiche od orografiche, in modo da poter raccogliere una speranza di futuro e allontanare la paura dei tanti cittadini, di perdere addirittura una identità istituzionale storica, libera e democratica che voi due in un fatidico Marzo di più di un secolo fa avete saputo salvare.
Scusate se ho interrotto i vostri dialoghi tanto interessanti, continuerò ad ascoltare con rinnovato interesse la continuazione dei prossimi.