San Marino. Un approccio istituzionale dinamico o tradizionale per l’integrazione europea? I ragionamenti della DC in una serata pubblica

Ci sono alcuni punti fermi e altri che dovranno scaturire dal confronto, dall’analisi e dalla condivisione. La DC si presenta in forma dialogica e informativa durante una serata pubblica a Fiorentino, per spiegare dove siamo, dove vogliamo arrivare e come vogliamo affrontare le sfide che San Marino ha di fronte. Obiettivo esemplificato nel titolo della serata: “Le riforme istituzionali nel percorso di associazione europea”. 

“Innanzi tutto, dobbiamo capire che l’Accordo ci garantisce l’integrazione al mercato unico e non è da confondere con l’adesione” premette il Segretario agli Esteri Luca Beccari. Spiega che si tratta di un Accordo molto sofisticato, che comunque richiede un ripensamento del nostro assetto istituzionale perché sia più funzionale ed efficiente di fronte ad un’avventura sfidante. Temi prioritari: come rendere più proficuo l’iter legislativo, i lavori del Consiglio, del Congresso, delle Commissioni; o come affrontare il tema della cittadinanza. “Vediamo cosa hanno fatto su argomenti che rappresentano l’ambiente istituzionale Paesi come Malta, Cipro, Liechtenstein, Islanda – invita Beccari – ma anche Paesi che sono molto più grandi di noi e che sono considerati piccoli in ambito UE”. Il suo consiglio è di non fermarsi alle suggestioni, ma di puntare al coinvolgimento. “Il problema non sono i tempi, i numeri, o i costi, ma l’efficacia, cioè la capacità di azione e di risposta verso i bisogni reali dei cittadini, delle imprese, del mondo del lavoro. E poi abbiamo bisogni più sofisticati, come Stato e come comunità, perché vogliamo mantenere le nostre peculiarità”. Alla fine, sintetizza: “Pensiamo ad un approccio olistico, che tenga conto delle tante variabili e delle molte differenziazioni”. 

Il metodo della condivisione è stato il primo principio osservato nella creazione della Commissione Speciale per le riforme istituzionali, che si è insediata appena una ventina di giorni fa. “Una Commissione molto speciale e del tutto originale rispetto alla prassi tuttora vigente” spiega Filippo Tamagnini, che la presiede insieme ad un rappresentante dell’opposizione. Già in questo primo passaggio c’è la traccia della tradizione sammarinese, sulla scia dell’istituzione collegiale per eccellenza, qual è l’istituto reggenziale. Inoltre, è stata superata l’idea di proporzionalità, che vige ovunque, affinché anche i gruppi consiliari più piccoli potessero godere di una rappresentanza dignitosa. “Altra stranezza – prosegue Tamagnini – è che ogni decisione dovrà essere a maggioranza qualificata. Poiché l’attuale maggioranza, in quella commissione, non ha i due terzi, significa che non può prendere decisioni da sola.”

Pasquale Valentini, che era Segretario agli Esteri nel 2015, quando prese le mosse il discorso negoziale con Bruxelles, punta sui valori e su un concetto basilare, che deve essere ben chiaro a tutti: “Non siamo stati costretti a questo Accordo, ma siamo stati noi a scegliere questa strada. È impensabile che il nostro Paese sia impermeabile a quanto avviene al di fuori dei nostri confini. Di fronte ad eventi come quelli che stanno accadendo, non possiamo fare da soli!” Ovviamente, questa è l’occasione non solo per entrare nel dibattito su quale Europa vogliamo, ma per ripensare a cosa ci caratterizza come popolo e come Stato, come vogliamo rivedere il nostro impianto istituzionale e come si possono affrontare le emergenze che ci circondano. “San Marino rappresenta ovunque la libertà e la democrazia e noi dobbiamo essere capaci di difendere quella dignità della persona che nessuno può pretendere di violare”. 

Dieci anni di negoziato, a volte difficile, ma sempre entusiasmante, sono la testimonianza diretta di Antonella Benedettini, che da poco ha smesso i panni dell’Ambasciatore di San Marino a Bruxelles, da sempre capo delegazione per la trattativa con la UE. “Sin dall’inizio, nel 2015 – racconta – abbiamo costantemente tenuto presente le nostre peculiarità e siamo riusciti ad ottenere adattamenti (la parola deroghe non è contemplata nel lessico europeo) di ordine temporale, che sono molto importanti. Credo che siamo arrivati ad un buon Accordo e a un equilibrio soddisfacente”. 

A Maria Selva, avvocato e notaio, il compito di valutare l’allineamento delle regole europee all’attuale impianto legislativo e giudiziario sammarinese. “Già fin da ora, i nostri atti, le nostre procedure, i nostri adempimenti professionali, rispettano le regole europee. Non possiamo pensare di non dover fare i conti con questa dimensione. Che deve essere una nuova opportunità, non una condizione di isolamento”. Prende ad esempio la Carta dei Diritti, che ha da poco celebrato i suoi 50 anni di vita, ma che era stata a suo modo lungimirante quando, addirittura nel primo articolo, accoglie i principi fondanti della UE, che sono gli stessi principi identitari della storia e della tradizione sammarinese. “Notevoli passi in avanti – specifica di seguito – sono stati fatti con la riforma dell’Ordinamento giudiziario, realizzata già in prospettiva europea”. 

Verso la fine della serata, il SDS Beccari coglie l’occasione per spiegare anche la differenza (non sempre nota a tutti) tra le “direttive europee” e i “regolamenti”. “Le direttive sono norme quadro, che i Paesi membri devono trasportare nelle rispettive legislazioni, con possibilità di adeguarle. I regolamenti, invece, hanno un’efficacia immediata e forza di legge per tutti gli Stati membri. San Marino non lo è, quindi dovrà decidere come comportarsi, se vuole avere un riferimento dinamico o se vorrà rifare la legge. Qui entra in gioco la Commissione speciale, che dovrà analizzare quale modalità sia più confacente per noi”.