San Marino. Un attentato alla democrazia o una forza politica in grave difficoltà? … di Alberto Forcellini

Chi si aspettava un comma comunicazioni dedicato ai gravissimi fatti di politica internazionale, fatta eccezione per l’intervento del Segretario Beccari e di alcuni altri Consiglieri, è stato ampiamente deluso. Tutta l’aula incentrata sull’edizione a lutto della Serenissima con il titolo: è morta la democrazia.

Questo perché alcuni cittadini che avevano mandato i loro scritti a quel giornale, sono stati chiamati per essere uditi dalla Polizia Giudiziaria, su mandato del Magistrato. Reato ipotizzato: esercizio della professione di giornalista, che non risulta agli atti.

Tutto nasce da una lettera inviata nel mese di marzo 2021, dal Segretario Ciavatta, per una richiesta di verifica, sul fatto che il giornale La Serenissima fosse uscito nelle edicole: in assenza di un direttore responsabile, dal momento che sulla gerenza indicava la scritta “Direttore in avvicendamento”; in assenza dell’indirizzo di una sede a cui fare riferimento; in assenza della necessaria autorizzazione da parte dell’authority dell’informazione; con proprietà in mano ad una società che nell’oggetto sociale non aveva possibilità di pubblicare un quotidiano, poi passata ad un’associazione, anch’essa priva delle necessarie autorizzazioni.

Inoltre si chiedeva chi scrivesse sul giornale, con quale tipo di contratto e di emolumenti, se fosse iscritto all’albo dei giornalisti di San Marino; chi provvedesse alla distribuzione nelle edicole; chi riscuotesse i proventi delle vendite e delle pubblicità.

C’è poi tutta la questione delle fake, di cui quel giornale ha sempre fatto una bandiera, anche di fronte a smentite oggettive, e che in alcuni casi sono diventate occasione di fibrillazioni nel rapporto bilaterale Italia – San Marino. Il caso dello Sputnik fermato alla Dogana di Milano, quando non era vero niente, è emblematico.

Ovviamente alcuni si sono chiesti perché il tribunale e non gli organi amministrativi a ciò deputati si sia occupato delle irregolarità, ma nessuno si è chiesto perché questi organi, una volta coinvolti, non hanno fatto nulla. In quello che si legge sugli atti pubblicati su vari mezzi, non c’è nessun esposto, né alcuna denuncia nei confronti di qualcuno. Probabile (la nostra è solo un’ipotesi) che il giudice voglia sentire dai cittadini quali fossero i loro riferimenti nel momento in cui sono entrati in contatto con La Serenissima. Persone informate sui fatti, come accade in tutte le indagini di tipo penale. Se qualcuno ama la letteratura poliziesca, sa perfettamente di cosa parliamo. Quindi nessun attentato alla democrazia.  Il procedimento penale lo ha aperto il Magistrato, non il politico. Il quale Magistrato ha intrapreso la via del presunto lavoro nero, per arrivare a capire chi c’è dietro.

Il problema è un altro ed è relativo ad un giornale che ha pubblicato al di fuori di ogni regola e di ogni legge. Ma su questo Libera ha sorvolato. Perfino alcuni giorni fa, la gerenza non riportava il nome del direttore (che tra l’altro appare l’unico dipendente) e lunedì mattina se ne usciva con la scritta “Stampa al volo”. Nessuno ha capito cosa volesse dire “stampa al volo”, né se sia regolare.

Ora, sin dall’inizio della sua vita, La Serenissima è apparsa come un giornale di partito, che è legittimo. Ce ne sono diversi attualmente in circolazione. Ma Libera non l’ha mai ammesso, tentando di far passare il suo house organ come un giornale indipendente (in Consiglio è emerso più di una volta). Gli attacchi scomposti, pieni di odio e di livore, di accuse e di critiche, di attacchi contro tutti, sembrano dimostrare solo una grande difficoltà di quel partito. Qui si legge la stretta correlazione politica con la testata in oggetto.

Non sono stati risparmiati attacchi ai blog e agli pseudonimi. I blog sono soggetti a leggi e regole come tutti i media, pena sanzioni anche molto severe. Ce ne sono a migliaia su internet, alcuni molto famosi e seguiti, e nessuno se ne stupisce. Lo pseudonimo è legittimo e legale; viene utilizzato da scrittori, cantanti, artisti, sportivi, personaggi politici.

Moravia, Italo Svevo, Umberto Saba, sono tutti pseudonimi. Il record l’ha battuto Stendhal, che ha utilizzato ben 350 pseudonimi e ne ha fatto incidere uno anche sulla tomba. Nessuna stranezza se ci sono pseudonimi anche tra i modesti scrittori locali.

Gli attacchi sguaiati dimostrano tutta la debolezza delle posizioni di Libera, che fa come quegli animali che si fingono morti per non essere assaliti. Un’altra arma di “distrazione di massa” come ampiamente venivano usate durante il governo Adesso.sm. Oppure, un altro tentativo di condizionare il tribunale, come appunto accadeva sempre nella passata legislatura.

Per quanto ne sappiamo noi, una comunicazione giudiziaria non è sinonimo di dittatura e i giornalisti lo sanno bene. Ma se si è arrivati a questo, vuol dire che si sono sommati errori su errori. In questa vicenda non abbiamo visto nessuna Ilaria Alpi, nessun Peppino Impastato, ma solo una squallida traversia politica.

a/f