Nell’ultimo Consiglio Grande e Generale (CGG) si è sollevato un gran polverone in merito alla nomina del Presidente dell’Azienda dei Servizi. La minoranza, attraverso numerosi interventi (a proposito, sarebbe opportuno rivedere il regolamento consigliare), ha mosso un massiccio attacco al governo, in particolare ad alcune Segreterie di Stato, accusandole di aver presentato in modo forzato e in violazione delle regole un emendamento volto ad affidare un incarico a un professionista privo dei requisiti richiesti dalla legge.
Il dibattito si è protratto fino al termine dell’orario previsto per la seduta consigliare, impedendo di fatto la votazione per la ratifica. In definitiva, tutto è rimandato. Una volta archiviato questo controverso punto all’ordine del giorno, è tuttavia necessario porsi una domanda: come è possibile che, in una legge o in uno statuto che definisce i requisiti per la nomina del presidente dell’AASS, non venga menzionata, tra le tante competenze richieste, quella di geologo?
Considerando che il ruolo implica la gestione dell’approvvigionamento idrico, oltre che quello dell’energia elettrica per la Repubblica, appare evidente che la figura ideale sia quella di un laureato in geologia, il cui percorso di studi include, tra l’altro, corsi di idrogeologia. Se la scelta fosse ricaduta su un ingegnere elettrotecnico, non sarebbe stata altrettanto inadeguata? È come dire che un chirurgo non sarebbe qualificato per operare in sala operatoria o un biologo per lavorare in un laboratorio di analisi.
L’unico intervento che ha evidenziato questo aspetto, durante la trasmissione in diretta radio, è stato quello di un consigliere di maggioranza, il quale ha sottolineato: “Un geologo alla presidenza dell’AASS è la figura più indicata e competente”. Un’affermazione inconfutabile, un dato essenziale che andrebbe considerato prioritario per il beneficio dell’azienda e del suo Consiglio di Amministrazione.
Mettiamo da parte, per un momento, le modalità – più o meno legittime o appropriate – con cui l’emendamento è stato riproposto in aula, così come la legittima protesta dei partiti di opposizione. Chiunque segua la politica di questo paese da decenni converrà che tali scontri non sono una prerogativa di questo governo e che situazioni analoghe si sono verificate più volte in passato all’interno del CGG.
Se una legge è ambigua o presenta lacune, sia per superficialità, dimenticanza o incompetenza dei suoi redattori, cosa c’è di illecito o illegittimo nel tentare di integrarla o correggerla? Infine, evitiamo di abusare del termine ad personam. Si potrebbe scrivere un intero poema sugli ultimi cento anni della politica della nostra Repubblica riguardo a conflitti di interesse e decreti di natura personale.
Lo Stradone