Di fronte alla morte spesso il più apprezzabile segnale di rispetto è il silenzio.
In una società frenetica e sempre in movimento non si trova quasi mai un momento per restare con se stessi e riflettere. Tanto che il canonico “minuto di silenzio” riservato ad esempio ai grandi personaggi negli stadi, viene ormai svilito dagli applausi, che hanno rimpiazzato la preghiera persino nelle chiese o durante i funerali.
Il nostro “minuto di silenzio” per il prof. Ferroni è rappresentato dallo stop alle polemiche e alle speculazioni sul futuro del tribunale, dopo la sua scomparsa.
Oggi ci limitiamo dunque a sottolineare – semmai ce ne fosse bisogno – la statura dell’uomo, prima ancora che del magistrato.
Perché se a monte non c’è un grande uomo a guidare le nostre scelte, anche fare il proprio mestiere con la schiena dritta, senza cedere alle pressioni o alle difficolta, diventa particolarmente complicato, soprattutto in una piccola realtà come la nostra.
Ferroni è diventato il timoniere dei magistrati in un frangente decisamente arduo per il Paese e per la stessa Giustizia.
L’augurio è che la riflessione alla quale doverosamente porterà questa grave perdita, possa rappresentare una svolta di pacificazione di cui si sente ogni giorno di più una forte necessità.
La RepubblicaSM