San Marino. “UN OM ad NEVA”, la storia della gestione della neve nel passato. … di Domenico Gasperoni

Qualche settimana fa, l’Archivio di Stato ha pubblicato dei documenti relativi alla nevicata eccezionale del 1891. In questi giorni è tornata la neve a San Marino. Le due occasioni mi hanno spinto a fare una piccola ricerca storica sugli inverni e sulle nevicate.
Dal 1700 si verificano modifiche climatiche importanti, con nevicate eccezionali. Raggiungevano spesso l’altezza d’uomo. Mia mamma parlava di “un om ad neva”. La situazione creava grosse difficoltà per la vita quotidiana dalla comunità sammarinese. Si pose ben presto l’urgenza di istituire un servizio rotta neve. Se ne parla fin dalla metà settecento. Il 3 marzo 1822 fu deciso di dare in appalto la rotta neve e di tassare ogni famiglia in proporzione delle loro possibilità economiche.
Nel 1866, mancando un coordinamento, venne nominata una COMMISSIONE ROTTA NEVE, con il compito di vigilare sul servizio in generale, fissare le tariffe orarie per gli operai e indicare i percorsi stradali dove effettuare la rotta.
Il 20 novembre 1871 viene approvato “Il Regolamento per i pubblici scopatori”. Uno per la Città e l’altro per il Borgo, eletti per concorso per la durata di un anno, salvo riferma come per tutti gli impiegati. Hanno il compito di curare a 360 gradi la pulizia e la manutenzione delle strade pubbliche. Avevano responsabilità anche nella rotta neve: vigilare durante il gelo invernale perché siano atterrati I CANDELOTTI che si formano dai tetti, tenere le rotte sempre aperte e richiamare i proprietari delle case a collaborare.
Nel 1908 viene costituito per tre anni, UN CONSORZIO per la rotta neve. Doveva seguire un capitolato fissato dal Governo. Era formato tra le società operaie degli scalpellini, muratori, braccianti e picconisti.
I COSTI DEL SERVIZIO erano quasi insostenibili per il bilancio pubblico. Erano continue le proteste dei cantonieri che chiedevano risorse economiche aggiuntive, per le crescenti spese che dovevano affrontare per la rotta. Il Consiglio approvava sanatorie su sanatorie. Ad es. le spese per l’inverno 1918 ammontavano a 9.734,90 lire (pari a 12000 euro).
Come avviene anche oggi, i cittadini non erano contenti del servizio: montavano speso proteste contro il governo che lasciava le strade “continuamente ingombre e lastricate di ghiaccio”.
La LUPA (scansa neve)
Fino agli inizi del 900 vengono utilizzate “le lupe”. Ce n’erano due, una in Citta e l’altra a Borgo. Nel luglio 1888 ne furono ordinate altre due (con spesa di 400 lire). Erano grossi cassoni triangolari in legno, tirate dai buoi, Si incuneavano nella neve, spostandola ai bordi delle strade. Altre erano più semplici, costituite da tre assi di legno fissate a forma di A, come un vero e proprio vomere. Nel bolognese erano chiamate “poiane” o pujane.
La CONSERVA delle nevi
Fino ai primi del 900, la conservazione dei cibi e in particolare delle carni, era garantita dalla “Conserva” delle nevi. Erano delle ghiacciaie, antenate dei frigoriferi. Realizzate in locali interrati. Vi veniva stipata la neve, unita a strati di paglia per migliorare la coibentazione. D’inverno veniva caricata sui “birocci” e portata alle Conserve. A San Marino ce n’erano due, in Città e in Borgo. La prima era nei locali del Macello; l’altra nella zona della attuale funivia.
Quella di Città non funzionava: all’inizio dell’estate era sempre vuota. Con diverse istanze d’arengo fu richiesto di costruirne una nuova. Il Governo risponde che non ha i soldi e si dovrà restaurare quella esistente. Molte famiglie signorili avevano la loro privata Conserva. Erano strutture indispensabili per mantenere le carni macellate e “per l’uso che se ne fa per le malattie”. Venivano affidate a due custodi, che vendevano il ghiaccio per conto proprio. Nelle annate con scarsa neve, ricevevano dei “ristori”.
ASSISTENZA ALLE FAMIGLIE POVERE
Durante i “nevoni”, la gente restava chiusa. Specie nel 1891, ma anche in altre circostanze, scattavano gli aiuti assistenziali. Si racconta di due Club (circoli filantropici) di Città e di Borgo. Nella straordinaria caduta di neve per tutto il mese, divisi in gruppi “presero l’iniziativa di portare aiuto ai poveri di Città, Piagge e Borgo, chiusi in casa privi di tutto. Portavano legna pane, farina, ecc. A Borgo venne allestita una cucina economica. Oltre al contributo del governo, anche la cittadinanza partecipava alla raccolta fondi.
FONTE DI SOSTENTAMENTO
La rotta neve costituiva anche una risposta sociale alla miseria. Gli operai in tempi difficili, senza i cantieri statali aperti, trovavano l’unica occasione di reddito per il sostentamento della famiglia. Si radunavano in due punti, Città e Borgo, e venivano inseriti nelle squadre rotta neve. Lavoro duro: “una sfacchinata affrontata per ore e ore sotto la bufera e nel freddo sferzante”.
STATISTICA
Da una analisi meteorologica comparata nell’arco di decenni di fine ‘800 e inizio ‘900, appaiono alcune caratteristiche delle nevicate: quasi dei primati.
-Gli inverni più freddi di sempre: si verificano 3 ondate eccezionali, negli inverni degli anni 1929, 1956 e 1985.
-Fine 800, anni 1891 e 1895, caduta neve di quasi 2 metri.
-Gennaio 1942, la più abbondante caduta del XX secolo, nevicò per 14 giorni di seguito, raggiungendo il metro e mezzo.
-Febbraio 1933, 1 metro di neve, la massima caduta in sole 24 ore.
-La nevicata più tardiva si ebbe il 23 aprile del 1939 e del 1967.
-Quella più anticipata fu il 3 novembre 1941.
Non faccio cenno al nevone del 2012, che tutti ricordiamo. Riporto una frase scritta allora: “Un evento che ha messo in discussione le nostre sicurezze tecnologiche, la nostre capacità di prevedere e controllare il tutto. Salvo poi scoprire ….che è stata più utile “la pala”, gestita dalla solidarietà, scambiata tra i vicini. Le grandi turbine si sono fermate di fronte al muro di neve”.
(fonti: Atti consigliari e la prezioso pubblicazione “Barburane, galaverne e nevoni” – Storia e storie del clima nella Repubblica di San Marino, a cura di Cristiano Guerra).
Domenico Gasperoni