San Marino, un padre solo nella sua battaglia: suo figlio “rubato” dalla moglie albanese

Un viaggio in Albania, apparentemente innocuo. Una vacanza tra parenti, un’occasione per far respirare aria di casa al figlioletto di appena quattro anni. Ma da quel dicembre, né il bambino né la madre sono più rientrati a San Marino. Da quel giorno, per un padre residente da anni sul Titano, è cominciato un incubo.

L’uomo, 48 anni, ha alle spalle una lunga storia di sacrifici. Cittadino di origine albanese, si era costruito una vita dignitosa nella Repubblica di San Marino, lavorando come autista privato con regolare contratto. Aveva messo su famiglia con una connazionale conosciuta tramite amici comuni: dopo il matrimonio, era arrivato anche un bambino, nato e cresciuto in territorio sammarinese. Una storia apparentemente solida, che però ha conosciuto una brusca e dolorosa svolta.

A dicembre, la donna ha annunciato la partenza per una breve vacanza in Albania con il figlio. Ma quella che doveva essere una parentesi familiare si è trasformata in una separazione definitiva: nessun rientro, nessun biglietto di ritorno, nessuna intenzione di riportare il bambino sul Titano. Il padre, lasciato solo e impotente, ha iniziato a lottare contro una situazione che definire complessa è un eufemismo.

Nel frattempo, le difficoltà si sono accumulate. L’uomo ha perso il lavoro, si è trovato a viaggiare di continuo tra San Marino e l’Albania per cercare di risolvere la questione, con il pensiero fisso al figlio. Il peso emotivo ha avuto ripercussioni anche sulla salute: in un’occasione, un malore improvviso lo ha costretto al ricovero d’urgenza all’ospedale Bufalini di Cesena.

Secondo quanto ricostruito, la madre, che era in attesa della residenza sammarinese (prevista per l’anno successivo), avrebbe beneficiato del sostegno economico e legale del marito anche per la gestione della sua precedente situazione familiare. La coppia, infatti, aveva anche affrontato insieme battaglie legali per i figli avuti dalla donna con un altro uomo, da lei descritto come violento. Un sostegno che ora appare tradito, almeno agli occhi dell’uomo, che si trova a combattere da solo per il diritto di rivedere suo figlio.

A peggiorare il quadro, la gestione dei contatti con il minore è totalmente in mano alla madre: è lei a decidere se e quando il padre possa sentirlo. Un controllo unilaterale che aumenta l’angoscia di un genitore costretto ad ascoltare, tramite video, il proprio bambino che piange e chiede di tornare al suo asilo sul Titano.

La denuncia per sottrazione di minore è già stata presentata alle autorità sammarinesi. La vicenda ora approda sul tavolo della giustizia, nella speranza che la legge riesca a ricomporre almeno in parte ciò che è stato strappato.

Nel frattempo, San Marino si trova ancora una volta di fronte a una questione delicata e profonda: il diritto del minore a crescere in equilibrio tra due genitori e due culture, e quello del padre a non essere messo da parte nel silenzio. La sottrazione internazionale di minore è un tema spesso sottovalutato, ma quando esplode lascia solo macerie, affettive ed emotive. E a pagarne il prezzo più alto, come sempre, sono i più piccoli.