Troppo spesso in questi ultimi tempi sentiamo parlare di magistrati che con i loro comportamenti hanno rotto quel rapporto di fiducia essenziale per esercitare il potere giudiziario. Eppure il Tribunale deve rappresentare un baluardo, un’ancora di salvezza contro chi vuole prevaricare sull’altro. Non esiste giustizia senza giudici. E non ci può essere democrazia e libertà al di fuori del diritto. Le Feste ci donano così la storia, drammatica ma ricca di speranza, del Giudice Rosario Livatino, assassinato ad Agrigento il 21 settembre 1990, all’età di 37 anni, dai mafiosi della Stidda. Ebbene un decreto di cui papa Francesco ha autorizzato la promulgazione, lo fa Beato. La Santa Sede ha infatti riconosciuto il martirio “in odium fidei” (in odio alla fede). La prova del martirio “in odium fidei” del giovane giudice siciliano è arrivata anche grazie alle dichiarazioni rese da uno dei quattro mandanti dell’omicidio, che ha testimoniato durante la seconda fase del processo di beatificazione e grazie alle quali è emerso che chi ordinò quel delitto conosceva quanto Livatino fosse retto, giusto e attaccato alla fede e che per questo motivo, non poteva essere un interlocutore della criminalità. Andava ucciso insomma perché non voleva scendere a patti con i mafiosi. Sono questi gli esempi di cui la gente ha bisogno per tornare ad avere fiducia nelle Istituzioni. Sono questi i servitori dello Stato che fanno onore a se stessi e alla toga che indossano. Mi auguro che il Beato Rosario possa portare un po’ di luce dove oggi c’è il buio, riesca a rasserenare gli animi dei suoi colleghi e riporti stima, credito e speranza verso la magistratura, a San Marino come in Italia. E’ il sincero augurio che mi sento di inviare per questo Santo Natale.
David Oddone