San Marino. “Una capitale morente” … di Paolo Forcellini

“Una capitale morente”

Credo che ormai i sammarinesi, i residenti della Capitale ed in particolare del centro storico, debbano farsene una ragione.

Il paese dove sono nati, il paese dove hanno vissuto la loro gioventù con la loro famiglia, dove hanno compiuto i loro studi, dalle elementari al liceo, dove hanno passato il loro tempo libero con i loro amici, sta morendo con una lenta ma inarrestabile agonia giorno dopo giorno. I cittadini, che da tempo vanno denunciando e strillando ai quattro venti questa tragica situazione, la stanno vivendo con profonda tristezza, rabbia e rassegnazione, un’agonia che è sotto gli occhi di tutti alla quale nessun politico di questo ultimo decennio. ci ha mai voluto metter mano.

Il degrado che San Marino Capitale sta attraversando ha radici lontane.

Tutto inizia con lo spopolamento del centro storico dovuto alla migrazione di intere famiglie, molte di quelle che fatto la storia di questa Repubblica, fuori dalle mura, verso nuove zone residenziali. A seguito di ciò la conseguente chiusura dei negozi ed esercizi della quotidianità, sostituiti da quelli turistici che nel tempo si sono riconvertiti abbandonando la vendita di prodotti del nostro artigiano, di quello che ci ha sempre contraddistinto, offrendo ciò che non fa’ parte delle nostre tradizioni e della nostra cultura, merce molta della quale si può trovare in qualsiasi bancarella o in qualsiasi mercatino rionale, ma soprattutto che non desta alcun interesse verso il turista.

Venendo poi al turismo, quello di questi ultimi decenni, ha visto una flessione di circa 2 milioni di presenze e non solo nei numeri ma anche nella qualità. Molti eventi organizzati anche spesso con costi notevoli, si sono dimostrati solo dei palliativi, salvo rare eccezioni, che non hanno saputo trasformare il turismo del mordi e fuggi in turismo di sosta.

Questo da sempre il problema di San Marino, e mai risolto.

Ma se una volta i numeri erano lusinghieri ed appaganti, oggi preoccupano e creano incertezza e sfiducia scoraggiando eventuali investitori.

Ecco allora vedere tanti cartelli sui negozi con la dicitura “vendesi o af ttasi”, mentre negli anni d’oro per poter subentrare in un negozio turistico, anche dal centro storico bisognava svenarsi per la cosìddetta “buonuscita”.

A tutto ciò poi anche la politica ci ha messo del suo. Non ultima la decisione di trasferire la facoltà’ d’ingegneria dell’Università a Dogana, che porterà ad ulteriore spopolamento, e le voci sull’eventualità che l’unica farmacia esistente possa restare aperta solo mezza giornata.

Insomma uno stillicidio cui i residenti, quei pochissimi rimasti, subiscono passivamente senza che le loro richieste e rimostranze ottengano un pur minima attenzione da parte dalle Istituzioni né di quelle del Pianello né di quelle di Via Basilicius.

Se non si faranno interventi decisi sicuramente in pochi anni la nostra Capitale diventerà una città fantasma dalla quale anche i pochi sammarinesi che coraggiosamente hanno resistito sino ad oggi, saranno costretti allontanarsi.

Non credo che queste siano le prospettive per mantenere il previlegio di appartenere ai siti Patrimonio dell’Unesco. Ancora una volta non riusciamo a scollarci di dosso l’autolesionismo.

Paolo Forcellini