Ospedale di Stato. Già la dicitura con cui è da sempre indicato, non definisce una struttura locale destinata alla sanità, come quelle che ci sono in tutta Italia. L’attributo “di Stato” è il simbolo stesso del welfare sammarinese, indica l’intero sistema sanitario, racchiuso nella sigla ISS. Significato, funzione e ruolo ancor più amplificati e definiti nel nuovo ospedale, che non a caso è stato presentato come “Casa della salute dei sammarinesi”.
In sostanza dovrà rappresentare l’evoluzione dei modelli di cura, ma anche il progresso strutturale, con spazi adeguati non solo alla degenza, alla diagnosi e alla cura, ma anche all’ospitalità e al comfort. Il tutto racchiuso in una serie di norme che possono essere incluse nei termini: appropriatezza e sostenibilità, sia dal punto di vista della sicurezza, della tutela ambientale, dell’economicità di gestione. In qualche maniera, tornando alla radice etimologica del nome ospedale, dal latino hospitalia, cioè stanze riservate agli “ospiti”. Ospiti speciali, perché hanno bisogno di cura e di assistenza.
Una struttura e un sistema integrato che andranno ad identificare un approccio innovativo alla sanità, che non guarda solo al malato ma alla persone e che, in quest’ottica, tiene conto anche dei bisogni di tutto il personale ospedaliero.
Nella suggestione progettuale, sono già stati indicati i requisiti del nuovo ospedale, tra cui flessibilità e resilienza (come il Covid ci ha insegnato). Sarà quindi una struttura modulare implementabile a seconda delle necessità, con una forte impronta ecologica e capace di risposte all’avanguardia in termini assistenziali.
C’era bisogno di un ospedale nuovo? La risposta viene dagli stessi tecnici: meglio un ospedale nuovo che mille ospedali vecchi. La dimostrazione l’abbiamo sotto gli occhi: nonostante manutenzioni e rifacimenti praticamente quotidiani, l’attuale ospedale non è mai a posto. Ancora più grave il fatto che non è accreditato a causa delle varie criticità in tema di vulnerabilità sismica, lacune sul fronte della sicurezza antincendio e superfici non performanti dal punto di vista energetico. Senza parlare delle barriere architettoniche presenti in tutto l’edificio.
Perché tanta fretta? È improprio parlare di fretta. La vita media di un ospedale è di 50 anni. Questo ne ha 40 appena compiuti (è stato inaugurato nel 1981). Quando quello nuovo sarà finito e pienamente operativo saremo nel 2027 /2028. Quindi, nei tempi medi. La progettazione era già partita nel 2017, salvo poi fermarsi per motivi ignoti. Oggi non ci si può più permettere di perdere tempo. La stessa Emilia Romagna, che è ai primi posti della sanità italiana, sta costruendo 4 nuovi ospedali.
Chi se ne occupa? Il progetto prevede il coinvolgimento attivo di tre Segreterie di Stato: Territorio, Finanze e Sanità. È stato costituito un gruppo di lavoro formato da dipendenti pubblici, con il coinvolgimento del Politecnico di Milano, a cui era già stata affidata la progettazione. Prevista anche la collaborazione della nostra Università.
Costi? Secondo le previsioni, i costi di costruzione per una superfice di 35 mila mq ammontano a 64 milioni di euro; a cui si devono aggiungere i costi per altre lavorazioni (demolizioni, parcheggio interrato, verde, nuova viabilità, palazzina esistente, eccetera) pari a 38 milioni di euro. Si arriva quindi a un centinaio di milioni.
Chi paga? È stata prevista una procedura di Partenariato privato nella quale sia i rischi della costruzione sia quelli della gestione sono a carico del soggetto privato. Il quale verrà risarcito con l’affidamento di servizi accessori, come il bar, il parcheggio, le pulizie, eccetera. Da parte pubblica, il canone annuale di ripianamento della spesa verrà in gran parte coperto dal risparmio sugli attuali costi di gestione, riparazioni e adeguamenti strutturali, che ammontano a 6 milioni all’anno. Da parte dei privati, sono già state espresse 15 manifestazioni di interesse, anche di natura internazionale.
Tempistica. Prendendo atto che il bando dovrà essere pubblicato nel più breve tempo possibile, tenendo conto dei tempi tecnici previsti dalla normativa sammarinese, la procedura ad iniziativa privata si svolgerà verosimilmente per tutto il 2022, con prevedibile inizio del cantiere nel primo semestre del 2023. Dal momento dell’avvio, la durata dei lavori è stimata in 3 – 5 anni; successivamente le operazioni di trasferimento e attivazione delle funzioni nella nuova struttura ospedaliera potrebbero esaurirsi nell’arco di 2 anni. Nello stesso periodo si può ipotizzare il completamento delle sistemazioni esterne.
Si va verso la privatizzazione della sanità? Domanda squisitamente strumentale. Coinvolgere il privato nella progettazione e nella realizzazione del nuovo ospedale, non vuol dire privatizzare la sanità. Che rimarrà pubblica e di tipo universalistico.
Sarà solo uno scatolone vuoto? Timori e critiche sono giustificabili, dopo i tanti proclami a vuoto dell’ex Segretario al Territorio Michelotti. Basterebbe leggere il nuovo Piano Sanitario per capire quale sarà la strada della sanità, della sua organizzazione e dei servizi.
Intanto però non funziona niente. Siamo alle solite strumentalizzazioni. Come quelle sulla Bruschi, massacrata da critiche e maldicenze, poi, adesso che va via, già si rimpiange la sua competenza. Ci sono delle disfunzioni nell’ospedale, nessuno le disconosce. Ma non si può neppure disconoscere l’efficienza con cui è stata affrontata la pandemia e la campagna vaccinale di massa. Altrettanto si può dire che non saranno né i giornalisti, né i politici che si improvvisano primari e tecnici ospedalieri a giudicare, né tanto meno a risolvere i problemi organizzativi.
a/f