Ecco cosa ha scritto:
”L’Accordo di Associazione tra San Marino e l’Unione Europea, negoziato per oltre un decennio e finalizzato nel 2024, rappresenta un passo significativo verso una maggiore integrazione di San Marino nel mercato unico europeo, pur mantenendo il suo status di Stato terzo. Tuttavia, il dibattito pubblico a San Marino ha evidenziato numerosi aspetti critici, che possono essere riassunti in diverse categorie principali: perdita di sovranità, impatti economici, effetti sul mercato del lavoro, costi amministrativi, identità culturale e mancanza di trasparenza democratica. Di seguito, approfondisco questi aspetti critici, integrando informazioni dai documenti disponibili e dalle opinioni espresse nel dibattito pubblico.
1. Perdita di sovranità
Uno dei principali punti critici riguarda la riduzione dell’autonomia decisionale di San Marino. L’Accordo richiede il recepimento di una parte significativa dell’acquis communautaire, il corpo normativo dell’UE, che include regolamenti in materia ambientale, bancaria, lavorativa e di concorrenza. Sebbene San Marino non diventerà Stato membro e non avrà diritto di voto nei processi legislativi europei, dovrà conformarsi a norme decise altrove, senza possibilità di negoziarle o modificarle. Questo implica:
• Limitazione dell’autodeterminazione: San Marino non avrà rappresentanza nei consessi decisionali dell’UE, ma sarà vincolata a norme che potrebbero non rispecchiare le sue specificità come micro-Stato. Questo è percepito come una cessione di sovranità, in contrasto con la tradizione millenaria di autogoverno sammarinese.
• Obblighi futuri incerti: L’Accordo prevede l’adeguamento continuo a nuove direttive e regolamenti europei, anche successivi alla firma, senza che San Marino possa opporvisi o negoziarli, creando un vincolo permanente che potrebbe limitare ulteriormente la sua autonomia.
2. Impatti economici negativi
Sebbene l’Accordo prometta l’accesso al mercato unico europeo, con potenziali benefici per le imprese esportatrici, diversi aspetti economici sollevano preoccupazioni:
• Introduzione dell’IVA: In ottica UE si potrebbe comportare l’introduzione dell’IVA, con un possibile aumento dell’inflazione e dei prezzi interni. Questo potrebbe spingere i consumatori, inclusi i sammarinesi, a preferire acquisti in Italia, dove i prezzi sono già più bassi, danneggiando l’economia locale, in particolare le piccole imprese.
• Concorrenza con grandi imprese europee: Le piccole e medie imprese sammarinesi, che costituiscono la maggior parte del tessuto economico, potrebbero trovarsi svantaggiate rispetto alle aziende europee, che dispongono di maggiori capitali, reti logistiche più avanzate e familiarità con le normative UE. Questo rischio è già stato osservato in altri micro-Stati con accordi simili.
• Perdita di attrattività. Le norme UE su trasparenza, aiuti di Stato e fiscalità delle imprese potrebbero obbligare San Marino a modificare il proprio regime fiscale (anche se l’accordo non prevede riferimenti al discorso fiscale), riducendo la sua capacità di attrarre investitori. Ciò potrebbe compromettere la competitività del sistema economico sammarinese, in particolare nel settore bancario e finanziario.
3. Impatto sul mercato del lavoro
L’apertura al mercato unico potrebbe avere conseguenze significative sul mercato del lavoro sammarinese:
• Pressione da manodopera esterna: L’aumento della mobilità di lavoratori provenienti da paesi UE potrebbe creare competizione con i lavoratori locali, che hanno costi più elevati. Le imprese potrebbero preferire assumere manodopera estera a salari inferiori, riducendo le opportunità per i sammarinesi e i frontalieri.
• Rischio di perdita di posti di lavoro: L’armonizzazione con le normative UE e la necessità di riorganizzare il settore pubblico per ridurre il debito potrebbero portare a tagli significativi nel personale pubblico, con impatti sulla stabilità economica e sociale. Servizi essenziali come istruzione, sanità e sicurezza potrebbero risentirne, e i lavoratori colpiti, spesso non più giovani, potrebbero avere difficoltà a ricollocarsi.
• Blocco delle assunzioni: La razionalizzazione richiesta dall’UE potrebbe limitare le ass Canvasunzioni nel settore pubblico, riducendo le opportunità per i giovani e contribuendo a una potenziale “fuga di cervelli” o a situazioni di indigenza.
4. Costi amministrativi e organizzativi
L’adeguamento alle normative europee comporta costi significativi, che San Marino dovrà sostenere autonomamente, senza finanziamenti diretti dall’UE:
• Adeguamento normativo e amministrativo: San Marino, con un’amministrazione snella e risorse limitate, dovrà allinearsi a standard pensati per Stati più grandi, con apparati amministrativi complessi. Questo richiede spese per la formazione del personale, aggiornamenti legislativi continui e riorganizzazione delle istituzioni, con un impatto significativo sul bilancio pubblico.
• Mancanza di supporto finanziario: A differenza degli Stati membri, San Marino non riceverà fondi europei per coprire questi costi, il che potrebbe gravare pesantemente sull’economia nazionale e richiedere un aumento della pressione fiscale o tagli alla spesa pubblica.
5. Minaccia all’identità culturale e sociale
L’Accordo potrebbe avere un impatto sulla tradizione e sull’identità sammarinese, che si fonda su una storia giuridica e culturale unica:
• Omogeneizzazione normativa: L’adozione di norme europee potrebbe erodere le peculiarità del sistema giuridico e istituzionale sammarinese, rendendo la Repubblica più simile a un’entità amministrativa periferica dell’UE. Questo è particolarmente critico per un micro-Stato, dove l’identità giuridica rappresenta una forma di difesa e non solo un elemento culturale.
• Tensioni sociali: L’aumento della mobilità e l’ingresso di manodopera esterna potrebbero generare squilibri occupazionali e tensioni sociali, minando la coesione interna della comunità sammarinese.
6. Mancanza di trasparenza e coinvolgimento popolare
Un aspetto critico fortemente sottolineato da alcune voci nel dibattito pubblico è la percezione di una gestione opaca del processo negoziale e l’assenza di un coinvolgimento diretto della popolazione:
• Mancanza di un referendum preventivo: Critici come Marco Severini sostengono che un accordo di tale portata, con implicazioni profonde per il futuro di San Marino, dovrebbe essere sottoposto a un referendum preventivo per garantire trasparenza e legittimità democratica. La decisione di procedere senza un ampio dibattito pubblico o una consultazione popolare è vista come una mancanza di rispetto per la sovranità popolare.
• Comunicazione opaca: La narrazione ufficiale è stata spesso accusata di essere rassicurante ma poco chiara, con informazioni generiche e mancanza di dettagli concreti sui contenuti dell’Accordo e sulle sue conseguenze a lungo termine. Questo ha alimentato proteste e scetticismo tra i cittadini.”