San Marino. Una “moneta fiscale” per rilanciare San Marino…. di Biagio Bossone

Biagio-BossoneNe parlò lo scorso anno, per la prima volta in Repubblica, l’economista e uomo di finanza italiano Marco Cattaneo, che, ospite della Fondazione Valori Tattili, illustrò il progetto di una “moneta fiscale “ per rilanciare l’economia dei paesi in crisi dell’eurozona.

In quell’occasione sostenni con lui che lo strumento si attaglia perfettamente a San Marino, un paese che non ha valuta propria e che, pure in una fase di persistente stagnazione economica, non può permettersi di attuare manovre di bilancio espansive, anzi…

In realtà, in assenza di una banca centrale che “batte moneta” e sotto l’effetto di un vincolo di bilancio pubblico stringente, l’unico modo per immettere nel circuito economico nuova capacità di spesa sono i Certificati di Credito Fiscale (CCF).

Come funzionano?

Lo Stato che emette CCF non s’impegna a rimborsarli (dunque non s’indebita) ma si obbliga ad accettarli, a partire da due anni dalla loro emissione, come pagamento di ogni obbligazione finanziaria nei confronti della pubblica amministrazione nazionale (tasse, imposte, contributi, multe, etc).

Le assegnazioni, a titolo gratuito, di CCF vanno a tre categorie sociali: le aziende, i lavoratori e
lo Stato. Le aziende ricevono CCF commisurati ai costi di lavoro da esse sostenuti, secondo scaglioni che prevedono una maggiore incidenza sui costi pagati a lavoratori con redditi meno elevati: per i redditi più alti la percentuale scende considerevolmente. Possono essere previsti meccanismi incentivanti per le aziende che incrementano l’occupazione. Analogo sistema a scaglioni di reddito viene adottato per l’assegnazione di CCF ai lavoratori.

Chi non ha esigenze finanziarie immediate, conserva i CCF come forma di risparmio addizionale. Chi invece ha esigenze di spesa li può monetizzare in anticipo.

La monetizzazione anticipata comporta uno sconto finanziario (determinato dal mercato), in quanto nei confronti del fisco ogni CCF è un titolo che non può essere utilizzato prima della scadenza. Tuttavia, il suo valore finale è certo, addirittura più di quello di un titolo di debito, che è pur sempre soggetto al rischio di mancato rimborso. Chi compra CCF vuol beneficiare della riduzione delle tasse cui i CCF danno diritto a scadenza. Dunque, il CCF è un titolo che dà diritto a una riduzione delle tasse, è trasferibile e convertibile in euro.

I CCF, infine, possono essere utilizzati per forme di sostegno alla spesa pubblica domanda: integrazione di reddito a categorie disagiate, investimenti pubblici, spesa sociale, interventi infrastrutturali, etc.

Un flusso di spesa sostenuto da assegnazioni annue di CCF avvia una catena di eventi: il percettore del maggior reddito a sua volta in parte lo spende, aumentando il reddito di altre aziende e/o individui, etc. Si dimostra – cifre alla mano – che l’effetto sul prodotto nazionale è più che proporzionale e genera maggior gettito fiscale negli anni di differimento, con un effetto moltiplicativo che è tanto più ampio quanto più l’economia è debole.

Questo effetto necessariamente ritardato sul prodotto e sul gettito spiega l’esigenza di differire di due anni l’utilizzo dei CCF per il pagamento di tributi: il differimento dà all’economia il tempo di recupera- re le entrate fiscali necessarie per compensare la riduzione di introiti in euro dovuto all’utilizzo dei CCF a scadenza.

È di fondamentale importanza l’ordine di grandezza di CCF da destinare alle aziende, in quanto l’assegnazione permette loro di abbassare il costo del lavoro. Più basso questo costo, maggiore la loro competitività e più forte è l’attrazione di investimenti esteri. Le maggiori esportazioni compensano buona parte delle maggiori importazioni indotte dalla spesa di CCF, così equilibrando la bilancia commerciale.

Uno Stato può pertanto servirsi dei CCF e modularne l’emissione nel tempo, in modo da rilanciare l’economia, in una fase in cui gli effetti inflattivi sarebbero ben limitati e persino benefici.

La Grecia ci sta finalmente pensando e in Italia se ne comincia a parlare. Perché i Sammarinesi non prendono l’idea in considerazione?