La Pubblica Amministrazione non è efficiente e neppure efficace, ma non condivido la visione disastrosa che è molto diffusa. Nella PA infatti esistono buone professionalità e dipendenti coscienti e responsabili che lottano senza successo contro la sua disorganizzazione dovuta alla politica clientelare che ha visto prevalere le tessere di partito e le fedeltà di clan.
La disorganizzazione è dovuta anche ai troppi dirigenti cresciuti nel voto di scambio; all’eccessivo frazionamento degli uffici che non comunicano tra loro pur vivendo l’era dell’informatica; all’esagerato numero di leggi e provvedimenti; alla pretesa che cittadini e imprese svolgano la funzione di fattorinaggio con grande perdita di tempo e notevoli costi.
Sulle disfunzioni della PA si potrebbe scrivere un libro. La più recente riforma è stata un disastro. Un raggruppamento degli uffici in poche direzioni generali potrebbe consentire una vera mobilità di “dipendenti della Repubblica” e non “impiegati governativi”. Si potrebbe attuare realmente la lotta alla corruzione.
Un contratto unico di tutti i lavoratori migliorerebbe di molto la situazione nel senso di giustizia e parità di diritti e nel senso che l’apparato pubblico non detta più i suoi tempi alle imprese e ai cittadini, ma succede il contrario.
La PA deve diventare digitale affermando il diritto del cittadino ad ottenere i servizi in via telematica. La dirigenza va selezionata con metodi rigorosi e trasparenti mentre gli impiegati eventualmente necessari vanno presi dalle graduatorie generali del collocamento gestito da rappresentanti dei sindacati, dei datori di lavoro e della PA.
E’ quanto mai opportuno che la bizzarra e fantomatica riforma della PA venga messa in soffitta e si operi per una graduale crescita della democrazia che ha bisogno di un pubblico impiego autonomo, imparziale e indipendente.
Emilio Della Balda