San Marino. Una politica internazionale di responsabilità e cooperazione: la visione di Luca Beccari (l’intervista di David Oddone)

La visione di Luca Beccari si configura come una sintesi di responsabilità e apertura verso un mondo in continua metamorfosi. Dall’accoglienza ai rifugiati al rafforzamento dei rapporti con l’Unione Europea e altri Stati, emerge un impegno volto a fare del Titano non solo un luogo di accoglienza e rispetto, ma anche un interlocutore attivo e rispettato nella scena internazionale. Nella cornice di un’Europa in trasformazione, San Marino, pur mantenendo la sua storica neutralità, continua a essere un attore attivo nella promozione della stabilità e dei diritti umani. Di seguito, un’intervista in cui il Segretario agli Esteri traccia le direttrici della sua politica.

 

Segretario Beccari, San Marino ha dimostrato grande solidarietà verso i rifugiati ucraini. A che punto è la gestione dell’accoglienza e quali sono le priorità per garantire il loro benessere?

“Fin dall’inizio del conflitto in Ucraina, abbiamo voluto offrire un sostegno concreto a chi fuggiva dalla guerra, in particolare donne e bambini, mantenendo viva quella tradizione di accoglienza che caratterizza San Marino. Ad oggi, siamo impegnati a garantire condizioni di vita dignitose per gli 80 rifugiati ancora presenti, con particolare attenzione ai minori. È essenziale che i bambini possano proseguire il proprio percorso educativo; tuttavia, ci troviamo di fronte alla sfida di certificare la frequenza scolastica di chi segue le lezioni a distanza nelle scuole ucraine. In futuro, sarà necessaria una collaborazione più stretta con le istituzioni ucraine o con enti internazionali per monitorare questi e altri aspetti in modo efficace.”

 

Riguardo al processo di Associazione con l’Unione Europea, quali sono i prossimi passi e le prospettive per San Marino?

“L’accordo è all’esame del Consiglio Europeo, che una volta dato l’ok definitivo, fornirà il mandato alla Commissione per la relativa firma. In attesa di questo passaggio, stiamo creando le basi per quella che sarà la gestione operativa dell’accordo che coinvolgerà ancora di più tutte le istituzioni. Stiamo lavorando, ad esempio, sulla creazione di una piattaforma che centralizzi la gestione dell’implementazione di tutti gli atti normativi oggetto dell’intesa, in modo da garantire una loro attuazione precisa e tempestiva. San Marino vuole presentarsi all’Europa come un partner preparato e affidabile, che rispetta i propri impegni e valorizza il proprio contributo nel contesto europeo. L’Accordo di Associazione rappresenta un’opportunità fondamentale per rafforzare la nostra economia e ampliare i nostri rapporti commerciali, preservando allo stesso tempo le nostre peculiarità culturali e istituzionali”.

 

La crisi energetica e la sicurezza internazionale sono temi di crescente importanza. Come San Marino può contribuire alla sicurezza in ambito energetico e politico?

“La crisi energetica attuale riguarda tanto le grandi potenze quanto i piccoli Stati come San Marino. Insieme ai nostri partner europei, stiamo studiando soluzioni che possano garantire una maggiore indipendenza energetica, sistemi di approvvigionamento diversificati e accessibili a tutti e l’incremento della produzione di energie rinnovabili. In parallelo, partecipiamo attivamente a iniziative multilaterali come la Comunità Politica Europea, che mira a un dialogo su sicurezza e stabilità regionale. È importante che San Marino rimanga una voce di equilibrio e collaborazione, mantenendo la sua neutralità, ma senza rinunciare a promuovere valori fondamentali come la pace e il rispetto dei diritti umani”.

 

In occasione dei mille giorni di conflitto in Ucraina, ha rilasciato una dichiarazione molto sentita. Cosa significa, oggi, per San Marino prendere una posizione in contesti di conflitto come quello ucraino?

“San Marino ha una storia di neutralità, ma ciò non significa indifferenza. Di fronte alla sofferenza umana e alla violazione dei diritti fondamentali, come nel caso del conflitto ucraino, riteniamo nostro dovere morale condannare l’aggressione e auspicare una risoluzione pacifica e giusta. In linea con i nostri valori storici, continuiamo a sostenere la pace e a promuovere il dialogo tra le parti. Prendere posizione su questi temi è, a mio avviso, un modo per ribadire l’identità di San Marino come paese che valorizza il rispetto della sovranità e dei diritti umani, in un’epoca in cui queste fondamenta vengono spesso messe a rischio. Su questi temi non si possono fare valutazioni politiche di opportunità ma occorre essere fedeli ai propri valori e principi.”

 

Un altro scenario di grande tensione è rappresentato dalla Palestina, che è tornata a vivere la guerra. Anche in questo caso San Marino si sta muovendo fuori dai suoi schemi tradizionali e sta compiendo passaggi storici.

“Il conflitto in atto in Palestina ha fondamenti storici e motivazioni complesse stratificate nel tempo, inoltre, rispetto al fronte ucraino, la comunità internazionale è sicuramente unità nel richiedere un cessate il fuoco ma molto più divisa in termini di possibili scenari di risoluzione. La posizione sammarinese è frutto di un articolato dibattito politico che ha portato ad una visione unanime: avviare un percorso progressivo di riconoscimento della Palestina. Sono davvero soddisfatto che il Consiglio abbia saputo trovare una sintesi su un tema così delicato abbandonando vecchie ideologie politiche ponendo al centro la volontà di contribuire fattivamente alla realizzazione della c.d. soluzione dei ‘due popoli due Stati’.  Anche in questo caso San Marino si è fatta guidare dai suoi valori e i suoi ideali di pace e democrazia senza perdere di vista le complessità che riguardano quel territorio e in particolare la regione”.

Si parla spesso dell’importanza delle relazioni bilaterali per San Marino. In che modo queste relazioni possono rafforzare la posizione della Repubblica nel contesto internazionale?

“La politica estera di un piccolo Stato non può limitarsi ai rapporti multilaterali. Le relazioni bilaterali, soprattutto con paesi vicini e amici, sono essenziali. Ogni Stato ha le sue peculiarità le sue prerogative e peculiarità e solo attraverso una relazione bilaterale si possono individuare punti di comunanza specifici che possono rappresentare opportunità per il nostro paese. Le intese bilaterali possono aprire nuovi mercati per scambi e investimenti, migliorare le condizioni di sviluppo di relazioni economiche e non da ultimo possono offrire opportunità dirette anche ai singoli cittadini che possono viaggiare più liberamente, partecipare a programmi di studio lavoro all’estero, possono ricevere assistenza all’estero. Attraverso un solido network di relazioni bilaterali diventa poi più facile operare anche in sede multilaterale perché i paesi che compongono i vari organismi ci conoscono meglio ed è più semplice il dialogo e la creazione di sinergie”.

 

La Commissione Esteri ha recentemente approvato un ODG avente ad oggetto la promozione di iniziative di confronto fra piccoli Stati. Quanto è importante per San Marino il dialogo con Paesi con caratteristiche simili?

“Il dialogo con realtà più simili alla nostra è assolutamente importante. Ben vengano le iniziative di confronto, anche strutturate, con questi Paesi con i quali intratteniamo ottime relazioni, perché ho avuto modo di toccare con mano quanto sia semplice individuare ambiti di cooperazione specialmente sulle sfide comuni. Detto ciò, personalmente non sono un ‘fan’ dei cosiddetti ‘Club dei piccoli Stati’ perché ritengo che questi formati siano limitanti e finiscano per emarginare i Paesi di più ridotte dimensioni rispetto al resto dei partner. Molti piccoli Stati oggi hanno una dimensione internazionale e un ruolo che hanno saputo conquistarsi stando al tavolo con i grandi e ragionando da grandi: Malta ne è un esempio. Anche San Marino è cresciuta molto e oggi è un Paese molto più valorizzato nei contesti internazionali. Ho investito molto tempo su questo e l’evoluzione delle nostre relazioni bilaterali con Paesi molto più grandi che spesso ci ignoravano ne è la testimonianza. L’idea di un forum dei piccoli Stati che possa rafforzare la voce degli stessi nei grandi consessi è un qualcosa di non più attuale che non si concilia con la complessità del sistema geopolitico di oggi”.

 

David Oddone

(La Serenissima)