San Marino. Una poltrona nella Democrazia Cristiana per Michela Pelliccioni per appoggiare l’Accordo di Associazione UE? Domande legittime, reazioni esagerate da parte della consigliera che pongono seri dubbi … di Marco Severini

La reazione della consigliera, ora va di moda dire così, Michela Pelliccioni al nostro articolo di cronaca politica è stata tanto sproporzionata quanto fuori bersaglio. Il comunicato che ha diffuso, e che ho pubblicato integralmente per dovere di trasparenza e rispetto, contiene affermazioni gravi, insensate e, permettetemi, persino offensive. Mi si accusa, senza mezzi termini, di essere stato “ignobile” e “vigliacco” per aver citato il padre della consigliera in un contesto politico.

Ho semplicemente riportato un fatto: una crescente vicinanza politica, confermata da voci autorevoli e ripetute, tra Giancarlo Venturini e Oreste Pelliccioni, padre di Michela, in coincidenza con l’uscita della stessa Pelliccioni dal gruppo Motus.

È giornalismo, non intimidazione. È cronaca politica, non attacco personale.

È la verità, non un tentativo di “mettere sotto pressione” qualcuno.

ECCO L’ARTICOLO

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Tirare fuori il concetto di “sessismo” o di “paternalismo mascherato” in questo contesto appare fuori luogo, se non pretestuoso. Nessuno ha messo in discussione l’autonomia politica della consigliera, né la sua libertà come donna, madre o cittadina. Nè ci importa.

Semmai, proprio in nome di quella autonomia, è legittimo chiedersi il perché di una reazione tanto veemente, tanto teatrale, quanto sproporzionata rispetto al contenuto di un articolo che poneva interrogativi politici, non giudizi morali.

E i dubbi, inevitabilmente, crescono.

Perché tutto questo livore per un riferimento che altri – ben noti – andavano ripetendo in giro? Perché un comunicato tanto difensivo e carico di pathos personale, se davvero non vi fosse nulla da nascondere?

Non sarà, forse, che un contatto tra Michela Pelliccioni e Giancarlo Venturini c’è stato davvero?

Non sarà, forse, che la DC stia preparando un’accoglienza politica per la consigliera indipendente in vista delle prossime elezioni?

Michela Pelliccioni avrà una comoda candidatura nella Democrazia Cristiana nelle prossime elezioni per aver sostenuto l’Accordo di Associazione UE? C’è stato questo scambio?

Domande legittime, e non accuse, che sorgono spontanee come l’acqua in una sorgente di montagna. Le stesse domande che rifaccio sia a Venturini che alla Pelliccioni di fronte al paese che sta leggendo avidamente questa querrelle

Se così fosse, il duro attacco al sottoscritto potrebbe essere letto come una reazione di circostanza, utile a spostare l’attenzione da una dinamica che qualcuno preferirebbe tenere sotto silenzio. Perché, diciamolo chiaramente, sarebbe interessante sapere se l’appoggio della Pelliccioni all’accordo di associazione con l’Unione Europea – un percorso che il 70-80% dei sammarinesi contesta apertamente – avrà, in futuro, una “ricompensa politica” nelle fila della Democrazia Cristiana.

Le parole della consigliera sono state, dunque, non solo fuori luogo, ma forse potenzialmente funzionali a qualcosa di più grande, ovvero un posizionamento, una transizione, un’operazione politica che si sta svolgendo sotto traccia in un momento in cui la pressione pubblica, contraria, dei sammarinesi all’Accordo di Associazione si fa più insistente.

D’altronde, Motus Liberi ha sempre espresso forti dubbi sulla bontà dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, fin dalla sua nascita e la Pelliccioni lo sapeva e presumibilmente, condidandosi in un partito euroscettico, lo aveva anche accettato. Michela Pelliccioni, quando si è candidata nelle fila del movimento, ha sottoscritto uno statuto molto chiaro che diceva a chiare lettere che in caso di uscita dal gruppo consiliare, il consigliere si sarebbe dovuto dimettere anche dal Consiglio. Oggi, invece, quella firma sembra venir rinnegata.

Ma allora che valore ha una firma? Che valore hanno le regole se vengono disattese appena diventano scomode?

Se accettare degli impegni politici non significa più nulla, è lecito domandarsi dove stia andando questa classe politica. Una classe politica che, con leggerezza, potrebbe persino condannare San Marino alla sua fine istituzionale, facendola confluire in quella “prigione europea” che toglierebbe sovranità e potere decisionale ai cittadini, trasformandoli in semplici sudditi di un’aristocrazia burocratica, talvolta anche un po’ eccentrica, che governa da Bruxelles.

Per carità solo domande politiche e non insinuazioni malevoli, però qualcuno vedendo le tempistiche magari può pensare male.

Noi continueremo a raccontarla, come sempre, senza timore e senza bavagli. Perché questo è il nostro lavoro: fare informazione, porre domande, ricostruire i fatti. Anche quando a qualcuno dà fastidio.

Marco Severini
Direttore GiornaleSM