Il nostro Paese è stato portato in una crisi economica pesantissima e da troppi anni è in recessione alla quale si sta aggiungendo la deflazione. Addirittura sembra che non ci sia una soluzione se non nella fantasia dei governanti che insistono nei rappezzi e nell’aumento del debito per mantenere il vecchio sistema delle tribù e non procedere verso il cambiamento. Inoltre la questione morale pesa come un macigno sulla possibilità di una ripresa. Non mi iscrivo tra i pessimisti e, pur sapendo che la soluzione è difficilissima, penso che una via di uscita esiste purché si parta da un completo rinnovamento dei politici e dei metodi di gestione per inaugurare una nuova etica pubblica; si imposti una alternativa democratica formata dalle forze del cambiamento che vogliono affermare un nuovo sistema San Marino attraverso riforme strutturali, trasparenza e legalità. Occorre impostare una cultura della modernità con l’informatizzazione generale tramite una rete intelligente che consenta lo scambio delle merci oltre alla comunicazione; con la scelta dell’energia rinnovabile che ogni cittadino può produrre in autonomia; con l’organizzazione di moderni e competitivi spazi commerciali insieme a servizi alla persona per la salute, il tempo libero e il divertimento; con un grande progetto 2020 che riapra la speranza, che sviluppi le opportunità, che crei lavoro per tutti i sammarinesi, che ponga San Marino tra i Paesi civili e progrediti.
Non si può uscire dalla crisi col personale politico che l’ha causata e con lo stesso modello economico in cui la crisi è nata. Non si può uscire dalla crisi senza agganciarsi al treno del progresso e della ricerca, facendo scelte innovative e coraggiose. Non si può uscire dalla crisi con gli annunci o con le riforme non riforme e senza una nuova visione del mondo in marcia verso la comunicazione, l’energia rinnovabile e i trasporti guidati dai satelliti, settori alla base della terza rivoluzione industriale in arrivo.
Sono stati persi sei anni con le favole della black list e con la prosecuzione della politica clientelare e dello sperpero, ma una svolta radicale è ancora possibile.
Emilio Della Balda