San Marino. UNIONE DONNE SAMMARINESI. IVG, natalità e diritti, dati, scelte consapevoli e false contrapposizioni

Ai tempi del referendum per chiedere la depenalizzazione e regolamentazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, sostenuto da oltre 3.000 firme di cittadini e cittadine e poi successivamente avallato il 26 settembre 2021 dalla maggioranza schiacciante del 77,3% di coloro che si recarono al voto, il comitato contrario aveva fatto magicamente emergere dall’omertà – in cui il fenomeno era stato necessariamente rinchiuso per decenni – i dati sulle sammarinesi che nei 15 anni precedenti si erano viste costrette a recarsi nelle strutture sanitarie del circondario per essere assistite nella loro scelta di abortire. Gli stessi dati vennero poi ripresi in un comunicato del PDCS del 17 giugno 2022, prima che la legge sammarinese per consentire e regolamentare l’IVG venisse finalmente approvata il 7 settembre successivo.

Ci è sempre parso estremamente difficile avere dati precisi su un fenomeno forzatamente tenuto nell’illegalità, perché le sammarinesi in passato, nella necessità di farsi assistere fuori dal proprio Paese e a proprio completo carico, potrebbero essere andate ovunque, anche in regioni lontane; quindi i dati relativi alle sole strutture sanitarie del circondario potrebbero facilmente essere sottostimati: ad ogni modo, si parlò all’epoca di una media indicativa di 19 aborti all’anno. Dall’introduzione della legge che regolamenta l’IVG a San Marino, come emerso dalle relazioni rese note solo di recente, si parla di 18 casi per il 2023 e di 21 per l’anno 2024. Dati, quindi, in linea con le osservazioni del fenomeno nei decenni precedenti e, anzi, visto il costante aumento della popolazione negli ultimi anni, forse anche in diminuzione.

Ora le associazioni cosiddette “pro-vita” di San Marino mettono indebitamente a confronto la questione dell’IVG con il problema – che attanaglia tutto il mondo occidentale – della denatalità. In realtà, il tema della natalità e del suo calo in moltissimi Paesi è complesso e merita un’analisi che vada oltre la mera demonizzazione di alcune scelte personali o l’uso strumentale dei dati. Il tasso di natalità è influenzato da una miriade di fattori socio-economici, culturali e strutturali, non certo soltanto dalla disponibilità o meno dell’interruzione volontaria di gravidanza. Concentrare la discussione solo su quest’ultimo aspetto distoglie l’attenzione dalle vere problematiche che scoraggiano la genitorialità.

La libertà di scelta per una genitorialità consapevole non può venire messa in discussione. L’autodeterminazione riguardo al proprio corpo e al proprio percorso riproduttivo è un diritto fondamentale. Una genitorialità è autenticamente consapevole e positiva per l’individuo e per la società solo se è frutto di una decisione libera e informata. Non è togliendo il diritto all’autodeterminazione che si aumenta la natalità, a meno di non desiderare un futuro distopico come ne I racconti dell’ancella (The Handmaid’s Tale), dove le poche donne fertili vengono violentate e costrette a figliare contro la loro volontà. Qualsiasi politica che miri a incrementare la natalità attraverso la coercizione o la limitazione dei diritti civili è inaccettabile in una società democratica. Per affrontare il calo demografico in modo etico ed efficace, i governi e la società dovrebbero concentrarsi sul sostegno economico e sociale (asili nido accessibili, congedi parentali paritari e ben retribuiti, politiche abitative e lavorative che non penalizzino i genitori) e su servizi sanitari sempre più efficienti.

Riteniamo semmai doveroso riflettere sulle cause del preoccupante numero di aborti spontanei registrati nel nostro Paese (31 nel 2023 e addirittura 38 nel 2024): una sfera di immenso dolore e spesso solitudine, che meriterebbe più risorse per la ricerca, la prevenzione e il sostegno psicologico alle coppie che affrontano queste perdite. Concentrarsi su questo fronte non solo è un dovere etico verso chi desidera ardentemente diventare genitore, ma rappresenta anche un modo concreto e non ideologico per preservare le gravidanze desiderate.

Per non parlare di quanto sarebbe urgente, anche nell’ottica della prevenzione della violenza di genere, implementare e arricchire i percorsi di educazione sessuale, riproduttiva e affettiva nel nostro sistema scolastico.

Invece che attaccare i diritti acquisiti, una discussione matura sulla natalità deve semmai rispettare l’autonomia individuale, riconoscere la complessità dei fattori in gioco e investire in politiche di ricerca e sostegno reale.

Unione Donne Sammarinesi
14 dicembre 2025