Indipendenza e autonomia. Introduciamo qualche ragionamento su questi due concetti per confutare, per quanto ci è possibile, la questione sollevata da alcuni autorevoli maître a penser relativamente alla perdita di sovranità a seguito delle disposizioni italiane sul green pass sammarinese. San Marino ridotto a poco più di AUSL italiana. Sudditi della vicina Italia. Questo e altro scrivono i giornali.
Indipendenza nell’ordine pratico significa “fare le cose senza dipendere dagli altri”, attributo che uno Stato ha come prerogativa sovrana ma che, in epoca globalizzata, deve comunque coniugare con le norme internazionali, pena l’esclusione dal consesso delle nazioni. Anche autonomia ha più o meno lo stesso significato, ma per quanto riguarda uno Stato ha qualche valore in più, in quanto comporta la capacità di avere risorse interne a cui attingere senza dovere rivolgersi fuori confine. Se un piccolissimo Paese ha bisogno di andare fuori confine anche solo per attingere l’acqua da bere, va da sé che la sua autonomia è molto, molto, ridotta. Ancor di più se, da fuori, deve prendere tutte le risorse energetiche, i medicinali, le stesse risorse alimentari, le macchine e via discorrendo, per le sue necessità quotidiane.
A questo punto, la sua indipedenza statuale è molto condizionata dall’autonomia, perché per vivere ha bisogno di comprare tutto, o quasi tutto, al di fuori del suo territorio.
L’indipendenza è quella del naufrago o dell’eremita, è la virtù di colui che riesce a sopravvivere senza legami: ma può uno Stato sopravvivere senza alcun tipo di relazione esterna?
L’esempio dei vaccini è l’ultimo di una lunga serie di aneddoti intercorsi nella storia sammarinese sul concetto di indipendenza. Anche se la vicenda è nota, è bene ricordare che San Marino, paese terzo dentro a uno Stato membro UE, si allinea con gli altri piccoli Stati europei per l’approvvigionamento con specifici accordi e trattati in cui si prevede che il Paese di riferimento, cioè l’Italia, invii le dosi in base a quantitativi prestabiliti. Ma i vaccini sono pochissimi e l’Italia non onora l’accordo.
San Marino dunque, fa appello alle sue prerogative di indipendenza per reperire sul mercato quanto gli bisogna. Se avesse aspettato l’Italia, a quest’ora rifletterebbe le stesse statistiche italiane: appena la metà della popolazione vaccinata. Il che sarebbe equivalso ad avere la terapia intensiva piena almeno fino a luglio, l’ospedale interamente dedicato al Covid, attività commerciali quasi ferme, niente turismo, mobilità ridotta, i partiti di opposizione tutti i giorni sulle barricate.
Tutti rischi totalmente annullati grazie allo Sputnik. Che ancora l’Italia non riconosce perché l’Ema non lo approva per questioni di geopolitica, non per carenze scientifiche o mediche. Il che comporta problemi con l’accettazione del green pass, superati grazie all’ultimo decreto del Consiglio dei Ministri.
È una vittoria non di poco conto, grazie ad un’azione concentrica di politica sanitaria e di politica estera. San Marino ha esercitato le sue prerogative sovrane. E l’Italia pure, imponendo limitazioni che evidentemente derivano da vincoli esterni.
San Marino non poteva fare di più. Probabilmente anche l’Italia. Intanto però, San Marino ha guadagnato molto più rispetto al sacrificio richiesto, che poi sacrificio non è perché i cittadini sammarinesi possono circolare liberamente anche senza green pass. Ha guadagnato un’intera estate di ripresa economica, un centro storico ripopolato di turisti, ristoranti e bar sempre pieni, alberghi in sold out fino a dicembre, libertà di movimento per tutti, compresi i no-vax sammarinesi, che altrimenti avrebbero dovuto rimanere confinati in casa. Tutto questo vi pare poco?
Poi due mesi sono lunghi, di qui al 15 ottobre possono succedere molte cose. Chi teme una terza dose solo con vaccini riconosciuti Ema deve sapere: uno, che ancora non è decisa l’utilità di una terza dose; due, che le procedure di riconoscimento per lo Sputnik pare siano concluse; tre, che ci sono Paesi che stanno decidendo un nuovo lockdown, quindi non è escluso che si dovrà stare tutti a casa (speriamo di no).
L’appello del Segretario di Stato alla Sanità Roberto Ciavatta, lanciato il giorno dopo che è andato a Roma per garantire la libertà di movimento a tutti i sammarinesi, ad avere pazienza, ha una sua ragione, non certamente sentimentale. Dietro c’è un’azione politica che non si ferma e ci sono decisioni scientifiche che, in un paio di mesi, possono cambiare mille volte.
Intanto, almeno noi, possiamo goderci l’estate.
a/f