Pazienza e cristiana rassegnazione, sono le due virtù di cui dovremo armarci per tutto il mese di gennaio e forse anche febbraio. La crescita dei contagi è esponenziale, ma siamo ancora agli inizi degli effetti festaioli appena conclusi, con tutto il loro corollario di brindisi, baci e abbracci.
Non ci sono segnali che lascino presagire una diminuzione dei contagi a breve termine. Stiamo vivendo la sovrapposizione della variante Delta, più aggressiva, alla variante Omicron molto più contagiosa ma quasi innocua a livello di ospedalizzazione.
L’emergenza cambia volto. Da qualche settimana, essere positivo al Covid 19 non vuol dire essere malato, pertanto ci sono centinaia di quarantene praticamente senza sintomi. Questo è anche il valido effetto dei vaccini, che come sappiamo non proteggono al 100 per cento, ma sono comunque in grado di alzare una barriera importate contro lo sviluppo della malattia. Sappiamo anche che perdono di efficacia nel tempo e che è fondamentale il richiamo.
La cattiva notizia è che il virus, essendo estremamente più contagioso, può portare comunque ad un sovraccarico delle strutture ospedaliere. I comunicati ISS rivelano che ci sono 1400/1500 cittadini in isolamento seguiti a livello domiciliare e oltre 240 in quarantena. Nel conteggio si aggiungono la campagna vaccinale e il prelievo di tamponi. Più i ricoverati e le terapie intensive. Ci vorrebbe una quantità di operatori almeno tre volte tanto. Invece quelli che ci sono a livello ospedaliero danno davvero il massimo. Forse anche più del massimo.
Eppure c’è ancora chi si scandalizza perché trova le linee occupate, senza rendersi conto che le telefonate arrivano a decine di migliaia e molte sono per richiesta di informazioni che si possono leggere tranquillamente sui decreti, sui comunicati stampa, sulle note esplicative. Altra storia è quella dei centri sanitari, alcuni dei quali, pur in questa difficile situazione, continuano a non rispondere al telefono.
Chi si lamenta delle file ai tamponi per un’attesa di 15 minuti, ha mai visto i tg italiani dove le file durano ore e ore, oltre la mezza giornata? Ha sentito che anche le ambulanze devono aspettare in fila fuori dell’ospedale e che molti pazienti vengono assistiti nel parcheggio? Queste le notizie che arrivano dalle grandi città, che hanno il primo posto sui media.
Dei paesi e di mille borghi italiani non si sa nulla. Dalle voci ricorrenti tra amici e parenti, si viene a sapere che è “un delirio”. Non ci sono medici in loco che rispondono alle chiamate dei cittadini, gli ammalati, quando va bene, vengono dirottati negli ospedali del capoluogo di provincia, a decine di chilometri di distanza. Nessun familiare può recarsi in visita.
San Marino è un piccolo paese pieno di tanti piccoli egoismi, che fa rima anche con protagonismi, per i quali tutto è dovuto senza dare niente in cambio. Alcune colpe le ha anche la politica, che invece di porsi in maniera collaborativa, continua ad urlare allo “sbando”, grida che non ci sono i vaccini, né le medicine, né gli infermieri, che dai piani alti tengono nascoste le cose. Da due anni ormai si ci sono politici che si aggrappano alle fake, alimentando ansie e tensioni, senza pensare che ci sono molti spiriti fragili a cui non pare il vero di farsi scudo di certe affermazioni per dare in escandescenza. Non è con le fake che si risolvono i problemi e che si aiuta il Paese.
Chi si lamenta, non si rende conto dello sforzo enorme che gli operatori sanitari stanno facendo per fronteggiare una pandemia di proporzioni bibliche. Non riesce ad immaginare che ci si sono professionisti che da settimane e settimane lavorano dalla mattina presto alla sera tardi, senza fermarsi neanche nei giorni di festa. Non si riesce a capire che attaccarsi al telefono, chiamando tutti i numeri dell’elenco, mandando chili di mail, tirar giù tutti i santi del paradiso, non si fa altro che bloccare il sistema.
Per fortuna ci sono tanti cittadini consapevoli della gravità di quello che sta avvenendo, rispettano le regole, si vaccinano, si tengono informati sulle disposizioni e si appellano al buon senso. Per esempio, se vanno in un ristorante dove non viene richiesto il green pass e dove i camerieri tengono la mascherina abbassata sul mento, non ci vanno più.
È d’obbligo per tutti pensare che non c’è solo il Covid. L’emergenza pandemica ha messo in secondo piano le cardiopatie, le malattie oncologiche e tutto il resto, perfino le malattie stagionali. Ci sono pazienti che sono restii a presentarsi in ospedale perché temono di essere contagiati, nonostante i protocolli siano rigorosissimi.
Vista la situazione comunque complicatissima, è presumibile che nella consueta riunione del lunedì mattina, il Congresso di Stato valuterà tutte le indicazioni e i numeri forniti dal Comitato per le emergenze per emanare nuove disposizioni che tengano conto delle mutate situazioni.
Anche San Marino dovrà cominciare a ragionare sulla durata delle quarantene, sulla valanga di richieste di tamponi, sull’obbligo vaccinale, sull’estensione del green pass, sulle differenze di rischio tra vaccinati e non. Disposizioni di cui sicuramente si ragionerà nei prossimi giorni, sia per questioni di salute collettiva, sia per ragioni di economia, produttività e oneri sociali. Si dovrà calcolare il carico sul sistema sanitario non solo a livello di assistenza e di organizzazione operativa, ma anche di costi. Ognuno di questi elementi va tenuto sotto controllo se si vuole un sistema efficiente. Alcune disposizioni prese durante la fine della settimana vanno in questo senso. Ma è anche un dovere dei cittadini rivolgersi al sistema solo in caso di effettiva necessità. Anche se è ormai ben acclarato che il cuore del problema sono i non vaccinati.
a/f