Immaginate San Marino come un oste di campagna, che ha servito un banchetto principesco a un cliente di Forlì, solo per sentirsi dire, dopo 17 anni di conti, che il pasto non era avvelenato, ma il conto, lui, non lo paga. Benvenuti nella saga Varano, un’operetta giudiziaria che ha trasformato il Titano in una slot machine inceppata, sputando fuori un miliardo e mezzo di euro in gettoni d’oro e lasciando i sammarinesi con un pugno di mosche e una fattura da saldare. L’avvocato Massimiliano Annetta, che ha difeso Mario Fantini e Paola Stanzani in questo circo, ha messo il dito nella piaga (leggi qui l’intervento integrale): “L’evanescenza dell’ipotesi accusatoria mi è sempre parsa tale da considerare questo epilogo scontato”. Tradotto: era una bufala, ma ci sono voluti due decenni per ammetterlo. E ora? San Marino ha un credito con l’Italia, un assegno morale e materiale che Roma deve onorare. Ma se il governo non si sveglia, resterete i “fessi” del Titano, con le tasche bucate e un sorriso da selfie.

Annetta, che ha visto il “Dottore” Fantini combattere come un leone per la verità, non usa mezzi termini: “Sono amaramente stupito che per ottenere giustizia abbiano dovuto attendere quasi un ventennio”. E chi non lo sarebbe? L’inchiesta Varano, partita nel 2008 con un furgone di contanti pizzicato a Forlì, ha accusato la Cassa di Risparmio di San Marino (Carisp) di essere il lavandino di un riciclaggio da gangster movie. Risultato? Zero. Il GIP Ilaria Rosati, il 18 aprile 2025, ha chiuso il sipario: nessun reato, nessun dragone mafioso, solo un’indagine che sembra scritta su un tovagliolo da bar. Ma il prezzo? Un miliardo e mezzo di euro, tra aiuti pubblici per salvare Carisp (858 milioni) e patrimonio svanito (640 milioni), come se avessimo buttato il Titano in un tritacarte. Ogni sammarinese ha pagato 50.000 euro per questo flop, e l’Italia? Ha mandato i suoi PM a fare i piromani e poi ha spento la luce, lasciando noi a raccogliere i cocci.
Questo non è solo un danno economico, è un’umiliazione. San Marino ha un credito con Roma, non solo per i soldi persi, ma per la dignità calpestata. Annetta lo sa bene: “Chi fa il mio mestiere sa che non basta avere ragione, ma occorre anche trovare qualcuno che te la dia”. E quel qualcuno, oggi, è l’Italia, che con i suoi magistrati ha orchestrato un disastro senza mai tirar fuori il portafoglio. Ma incassare questo credito non è una passeggiata. Come sottolinea il Legale fiorentino, la responsabilità civile dei magistrati in Italia è un miraggio: “Dal 2010 ad oggi su 815 azioni di rivalsa, solo 12 magistrati sono stati condannati”. Tradotto: i PM sbagliano, lo Stato paga, ma lo Stato non si rifà mai sulla toga. E voi sammarinesi, che vi vantate di tre torri e vi vergognate di un miliardo e duecento milioni di debiti, dovreste accettare di essere i polli spennati di questa commedia?
No, grazie. San Marino deve battere i pugni, non fare inchini. Quel miliardo e mezzo è un assegno che Roma deve firmare, magari non in contanti, ma con accordi che rimettano il Titano in pista. Che so, un’intesa commerciale, un alleggerimento fiscale per le nostre imprese, un progetto congiunto che riporti investitori sul Monte. Ma il governo, invece di giocare a Risiko con l’Italia, sembra più impegnato a scegliere il filtro giusto per la prossima stretta di mano su Facebook… Visione lungimirante? Meno di un turista che affronta la salita della Guaita in infradito. Coraggio diplomatico? Zero. Forse, tutti, a Palazzo, stanno ancora cercando “risarcimento” su un dizionario del 1800…
Annetta ci ricorda cosa significa combattere: Fantini, “un leader raro come la neve d’estate”, non si è mai arreso, nemmeno quando il mondo gli crollava addosso. San Marino dovrebbe prendere esempio, non starsene lì, a leccarsi le ferite, mentre Roma brinda alla chiusura del caso. Incassare quel credito non è solo una questione di soldi, è una questione di rispetto. Se non lo fate ora, il prossimo falò giudiziario vi troverà ancora con le mani in tasca, a guardare il fumo mentre i soliti noti si scaldano nel falò alimentato dai vostri soldi.
E’ ora di mandare il conto a chi ha apparecchiato questo disastro. O volete davvero passare per i “fessi” del Titano, con un miliardo e mezzo di motivi per rimpiangere di non averci provato?
Enrico Lazzari