Lunedì riprende a Forlì il processo contro Cassa di Risparmio e i suoi ex esponenti e dipendenti e contro il gruppo Delta e relativi ex esponenti.
Dopo 13 anni e 3 mesi dallo spettacolare blocco del furgone portavalori in autostrada, si (ri)parte da zero, dalle eccezioni preliminari. Come se non si fosse fatto nulla in 13 anni, si parte dalla prima udienza del primo grado. Con la riforma Cartabia, cioè il Decreto Legislativo votato ieri dal Governo in Italia ieri, piena di buonsenso e garanzia per gli indagati, le spettacolarizzazioni come quella avvenuta in occasione degli arresti, con la trasmissione Report a trasmettere immagini che ancora inquietano se le si vanno a rivedere, non saranno più possibili.

Anche i nomi di fantasia (come Varano o Re Nero) non si potranno più utilizzare. Stop anche alle conferenze stampa dei pubblici ministeri. Garanzie queste, introdotte ieri in Italia recependo la direttiva europea, che tutelano l’indagato che viene tuttora invece purtroppo assimilato ad un condannato.
L’esempio che dà l’Italia è tardivo, e comunque i danni che si sono creati per l’ambizione di carriera di pochi a danno dei diritti di tanti altri rappresentano un solco incolmabile. Il tempo perduto senza che nulla sia accaduto, se non le difficoltà degli indagati a mantenere una vita serena e rapporti sociali decenti, è anche indicativo di come i puntelli su cui poggiano alcune inchieste non sono così sicuri come sbandierato nella conferenza stampa iniziale di 12 anni fa, dopo gli arresti.
Non si sa come e dove si andrà a finire: molti reati sono prescritti e iniziare un processo su capi di imputazione che si sa già estinti è incomprensibile.
Alcuni imputati purtroppo sono deceduti, così come anche avvocati difensori. Un migliaio di posti di lavoro sono stati bruciati. Tutto il Gruppo Delta ha cessato l’attività.
Danni reputazionali per aziende e persone fisiche incalcolabili. Sanzioni milionarie sono state pagate. La situazione finanziaria di San Marino conseguente a quei fatti solo ora, sotto la guida dell’attuale Governo, si sta lentamente risolvendo.
Il pm protagonista non si è più messo in luce e della sua carriera nulla si sa. La “clava” della giustizia ha colpito duro e il colpo fa ancora molto male.
Speriamo davvero che la Giustizia prenda la strada giusta questa volta.
Un lettore