San Marino. Varano, la Cassazione ha deciso: riparte la “giostra”

carispIl procedimento Varano ritorna a Forlì.
E’ stata depositata nella giornata di ieri la decisione della I sezione della Suprema Corte di Cassazione riguardante il nodo della competenza territoriale ad occuparsi della cosiddetta “inchiesta Varano” che vide oramai otto anni fa prima sottoposti ad indagine e successivamente sottoposti ad arresto gli allora vertici della Cassa di Risparmio di San Marino e del Gruppo Delta da parte del P.M. forlivese Fabio Di Vizio. Tra di loro l’allora Amministratore Delegato di Carisp, Mario Fantini, il Presidente Gilberto Ghiotti, il direttore generale Luca Simoni e l’Amministratore Delegato del Gruppo Delta, Paola Stanzani. La Suprema Corte ha deciso che il processo deve tornare a Forlì e che non è, quindi, come aveva sentenziato proprio il tribunale forlivese, Rimini la sede naturale dove deve svolgersi il processo. Questi, in sintesi, i fatti di una vicenda che si è fatta sempre più ingarbugliata.

Ma proviamo a ripercorrere i passaggi chiave:
Il 12 febbraio del 2015 il Tribunale di Forlì aveva decretato la propria incompetenza territoriale a giudicare i fatti stabilendo che per le contestazioni di riciclaggio fosse competente il Tribunale di Rimini e per le condotte di abusivismo bancario relative alla gestione del Gruppo Delta fosse competente il Tribunale di Bologna. Successivamente il Tribunale di Rimini, ritenendosi a sua volta incompetente a giudicare, aveva sollevato il conflitto di giurisdizione dinanzi alla Cassazione con riferimento ad un procedimento riguardante solo due imputati e riunito al maxi-procedimento Varano. Su quel procedimento, già nel giugno del 2015, la Cassazione aveva stabilito che la competenza spettava a Forlì e non a Rimini. In quella sentenza, oltretutto, si osservava come era da ritenersi competente Forlì anche per il procedimento principale riguardante il riciclaggio. Precedente che aveva spinto il Giudice per l’Udienza Preliminare di Rimini, chiamato a decidere nell’aprile di quest’anno, sulla richiesta di rinvio a giudizio sul procedimento per riciclaggio a sollevare, nuovamente, conflitto di giurisdizione alla Suprema Corte: in presenza di due autorità giudiziarie che rifiutino entrambe di occuparsi di un processo, infatti, la procedura italiana prevede che a sciogliere la questione debba essere necessariamente la Cassazione.

La decisione della Cassazione
Ieri è arrivata la decisione dopo l’udienza che si era tenuta martedì 13 dicembre. La Corte ha stabilito che il secondo conflitto di giurisdizione sollevato da Rimini fosse da ritenersi inammissibile in quanto la Corte stessa aveva sciolto la questione in sede di decisione del primo conflitto sollevato sul procedimento minore. In soldoni significa che già dal giugno dello scorso anno, secondo la Corte, tutto sarebbe dovuto tornare a Forlì, salvo le imputazioni concernenti Delta che rimane incardinato su Bologna e dove, a dire delle difese, non paiono essere all’orizzonte novità. La Cassazione ha stabilito, pertanto, che il secondo “conflitto” è stato un atto “inutile” da parte del Giudice di Rimini in quanto la Suprema Corte già si era espressa. Decisione discutibile per le difese che preannunciano, nel contempo, nuove battaglie.

Parola alle difese
Proprio per capire gli umori della difese abbiamo dato voce agli avvocati Annetta e Pagliai del foro di Firenze, che difendono alcuni imputati:
“La decisione della Suprema Corte ci lascia francamente molto perplessi dal punto di vista processuale: la Corte ha statuito che bastava la decisione di un anno e mezzo fa per ritornare a Forlì. In realtà, come la stessa Corte aveva scritto all’epoca, quella decisione riguardava soltanto un procedimento minore riunito all’inchiesta principale. In quella sede, peraltro, non erano stati chiamati a difendersi tutti gli altri imputati che, a questo punto, si ritrovano scaraventati nuovamente a Forlì senza che sia stato loro consentito di interloquire e difendersi sul punto. Sarà quella la sede in cui lamenteremo con forza la violazione del diritto di difesa. Mi permetta, infine, una considerazione: sono oramai nove anni che Carisp è stata decapitata, da un giorno all’altro, dei suoi vertici per causa dell’azione della Procura di Forlì. A causa di quell’azione una realtà importante come il Gruppo Delta, con tutti i suoi dipendenti sbattuti per strada, è stata distrutta. Dopo così tanti anni coloro che furono vittime di quell’azione non hanno ancora trovato una sede dove far sì che la verità finalmente emerga perché nessuno sembra volersene occupare. Forlì non ha voluto, Rimini non ha voluto ed adesso torniamo nuovamente a Forlì. Quanto tempo, quante energie, quanto lavoro buttato, per un teorema giuridico che fin dall’inizio era evidente non stare in piedi? E’ questo, più di ogni altra cosa, che più lascia l’amaro in bocca dinanzi a persone che l’unica cosa che aspettano è una giustizia che spieghi loro per quale ragione sono state distrutte vite e carriere”.

la tribuna.sm