San Marino. Venti di guerra. Credere davvero in certi valori implica anche un impegno concreto nell’autodifesa degli stessi … il commento di David Oddone

oddone grassoVenti di guerra, con il sedicente califfato islamico che conquista la Libia e minaccia Roma. Sembra di essere tornati indietro di secoli o peggio di trovarsi in uno di quei film catastrofici e apocalittici che vanno tanto di moda. Purtroppo si tratta della cruda realtà: inermi vittime decapitate e bruciate vive ed un terrore che non percepivamo dai tempi dell’undici settembre.

Ma questo nemico fa ancora più paura perché ben organizzato e armato. In Europa gli atti di guerra ormai non si contano, con lo spettro del recente attentato a Charlie Hebdo: un salto di qualità attraverso il quale si è passati dai terroristi che si fanno esplodere, ai commando che effettuano azioni militari in grande stile, facendo poi perdere le proprie tracce. Lasciando così sgomenti e con la sensazione che l’Isis può colpire chiunque e in qualsiasi momento, con ancor più veemenza dei kamikaze.

E’ proprio questo che non lascia dormire sonni tranquilli. Informazioni di intelligence raccontano inoltre di missili puntati sull’Italia.

Come reagirebbe la penisola a un attacco?

Il governo italiano per bocca di Renzi cincischia circa la possibilità di intervenire militarmente in Libia sotto l’egida dell’Onu. Le voci si contraddicono, le informazioni sono frammentarie, accrescendo in tale modo di ora in ora la preoccupazione. Può suonare incredibile, ma ogni altra cosa passa in secondo piano: la crisi, i vari problemi che attanagliano di questi tempi un po’ tutti quanti.

Ma d’altra parte il singolo ha ben poco potere per intervenire, né è facile capire o suggerire come. Quale può essere la responsabilità della Repubblica di San Marino? Storicamente il ruolo del Titano è stato sempre più grande rispetto alle proprie dimensioni. Siamo orgogliosi di essere cittadini oppure ospiti di un Paese che mai si è tirato indietro facendo la propria parte, non limitandosi ad accogliere chi si fosse trovato in difficoltà. D’altra parte appare di non semplice soluzione una contesa che vede frapposto chi non vuole neppure sedersi al tavolo del dialogo, ma che considera come unica opzione la morte dell’altro.

Ci troviamo insomma di fronte un nemico molto simile a quello sconfitto solo qualche anno fa durante la seconda guerra mondiale. I fondamentalisti islamici cercano un nuovo genocidio, quello di tutti gli “infedeli”.Spesso e volentirei ci riempiamo la bocca di parole quali libertà e democrazia.

Ideali per i quali i nostri nonni hanno dato la vita. Giusto dunque ricordare e scrivere. Ma credere davvero in certi valori implica anche un impegno concreto nell’autodifesa degli stessi.

David Oddone, La Tribuna