San Marino. Venturini (Pdcs): l’Accordo con l’Unione Europea è un’opportunità per consolidare la posizione di San Marino a livello internazionale

In un momento di acceso dibattito pubblico sulla direzione futura di San Marino in relazione all’Europa, abbiamo intervistato Gian Carlo Venturini, Segretario Politico della Democrazia Cristiana. Il suo partito è la colonna portante della maggioranza e ha sostenuto con convinzione il percorso verso l’Accordo di Associazione con l’Unione Europea. Con un’analisi pacata ma decisa, Venturini spiega le complessità di questa scelta storica, ribadendo l’importanza della responsabilità politica e della chiarezza informativa in un processo che ridefinirà il posizionamento del Titano nello scacchiere internazionale.

Giancarlo Venturini, segretario politico PDCS

Segretario Venturini, il dibattito sull’Accordo di Associazione con l’Unione Europea è sempre più acceso. Qual è la posizione del PDCS e quali sono, a suo avviso, gli elementi chiave che i sammarinesi dovrebbero comprendere a fondo?
“Il PDCS ha una posizione molto chiara e coerente su questo dossier, frutto di un’attenta analisi e di una visione di lungo periodo per il Paese. Per noi, l’Accordo di Associazione non è un’opzione tra le tante, ma la via più razionale e strategica per garantire un futuro di prosperità e stabilità a San Marino. L’elemento chiave, troppo spesso frainteso o distorto nel dibattito, è che non stiamo parlando di adesione all’Unione Europea, né di una rinuncia alla nostra sovranità. San Marino manterrà il suo status di Stato terzo e indipendente. Ciò che otterremo con l’Accordo di Associazione è un accesso strutturato e stabile al Mercato Unico europeo, il che significa poter operare con le stesse regole e le stesse opportunità degli Stati membri per quanto riguarda la circolazione di merci, servizi, capitali e persone. Ciò è fondamentale per la nostra economia, che dipende in larga parte dall’export verso l’UE. Non possiamo permetterci di rimanere ‘isolati’ in un continente sempre più integrato.

Come valuta l’operato del Segretario agli Esteri Beccari in relazione al negoziato con la UE?
“L’operato del Segretario Luca Beccari è stato contraddistinto da professionalità e determinazione. Vorrei ricordare, però, che il percorso di Associazione con l’UE è iniziato oltre 11 anni fa, sempre con la DC al governo, quando era Segretario di Stato Pasquale Valentini, che ha avviato ufficialmente e seguito i primi anni di questo complicato lavoro. Poi, dopo i tre anni all’opposizione, in questi ultimi cinque anni al governo, il Segretario Beccari ha saputo condurre le parti più complesse del negoziato con grande accuratezza, giungendo alla conclusione definitiva del testo da sottoscrivere. Una capacità mostrata non solo nel dossier europeo, ma anche in altri delicati ambiti di politica estera, come il percorso di riconoscimento dello Stato di Palestina. Questo dimostra quanto sia fondamentale: mostra all’Europa un partner maturo e consapevole del proprio ruolo, rafforzando la nostra credibilità e autorevolezza anche nel contesto dell’Accordo di Associazione. È la visione che la Democrazia Cristiana ha di San Marino: un Paese che non teme di affrontare le sfide, ma le trasforma in opportunità per consolidare la propria posizione internazionale”.

Qual è la posizione del Partito sulla richiesta ad un possibile referendum sull’Accordo?
“Questo è un punto fondamentale e sul quale è necessario fare chiarezza. Il processo di Associazione all’Unione Europea non è un’iniziativa estemporanea di questo governo, ma è stato un pilastro centrale del programma elettorale della maggior parte delle forze politiche, e che la maggioranza, formatasi dopo le elezioni, ha indicato come punto prioritario del proprio programma di governo. Inoltre, vorrei ricordare anche il referendum già celebrato nel 2013, che richiedeva ‘l’adesione all’Unione Europea’, in cui vinsero i SI, anche se non venne raggiunto il quorum. In quel contesto, proprio interpretando il sentimento della cittadinanza, partì il percorso di Associazione all’Unione Europea, come via ‘intermedia’, che avrebbe consentito di entrare nel mercato unico europeo, pur senza essere membri dell’Unione. Un ulteriore referendum ora, porterebbe solamente al rallentamento di un percorso che la quasi totalità delle forze politiche e delle Organizzazioni Sindacali e Associazioni Datoriali, ritiene fondamentale e prioritario concludere. Questo non significa che la Democrazia Cristiana sia contraria all’idea di un ulteriore referendum sull’Accordo. Infatti, eventualmente, se venisse celebrato dopo l’entrata in vigore dello stesso, permetterebbe ai cittadini di esprimersi in base ai reali effetti che ne deriveranno, e non solo su percezioni o ipotesi. Ma la fase attuale è quella della responsabilità governativa per portare a termine un mandato già ricevuto”.

Crede, dunque, che non decidere, non assumersi la responsabilità della chiusura dell’Accordo, come accaduto a suo tempo con l’Italia, sia un grave errore?
“Assolutamente. L’esperienza del 2006 è un monito che non possiamo permetterci di ignorare. Allora, si perse un’occasione importante per regolamentare in modo più strutturato i nostri rapporti con l’Italia. La mancata sottoscrizione di quell’accordo ci ha esposti ad una serie di difficoltà negli anni successivi, in particolare sul piano fiscale, bancario e reputazionale. L’Accordo di Associazione, al contrario, offre a rafforzare il nostro rapporto con l’Italia, ci offre un canale stabile e riconosciuto per interagire con il sistema europeo, e regolare i rapporti già esistenti in modo trasparente, moderno, negoziato e soprattutto reversibile, e con clausole di salvaguardia che garantiscono la tutela dei nostri interessi nazionali”.

San Marino è una piccola economia con un settore manifatturiero significativo. Come inciderà l’Accordo sulla nostra capacità produttiva e di esportazione, e quali benefici concreti possono attendersi le imprese sammarinesi?
“San Marino ha un’economia unica tra i micro-Stati europei, con un settore manifatturiero che incide per quasi il 37% del PIL e una dipendenza cruciale dalle esportazioni, di cui il 90% è diretto verso l’Unione Europea. Questo rende l’accesso al Mercato Unico una necessità vitale. Per le nostre imprese, l’Accordo significa il superamento delle complicazioni burocratiche e delle incertezze normative, che spesso ostacolano le nostre esportazioni, e consentirà di affrontare ulteriori aspetti tecnici per migliorare gli scambi commerciali. I prodotti ‘Made in San Marino’ godranno dello stesso regime di quelli europei, aprendo nuove opportunità di mercato e semplificando le catene di approvvigionamento. Le imprese sammarinesi potranno partecipare a qualunque appalto europeo e avranno un accesso più agevole al mercato unico dei servizi finanziari. Ciò si tradurrà in maggiore attrattività per gli investimenti, facilitando l’ingresso di capitali e know-how che possono diversificare ulteriormente la nostra economia e stimolare l’innovazione. È una base solida per la competitività e lo sviluppo futuro del nostro tessuto produttivo”.

Al di là degli aspetti economici, come l’Accordo può influenzare la mobilità dei cittadini sammarinesi e il loro riconoscimento a livello internazionale?
“I benefici dell’Accordo vanno ben oltre l’ambito puramente economico e toccano benessere direttamente la vita quotidiana dei nostri cittadini. Oggi, i sammarinesi che studiano o lavorano nell’UE sono spesso soggetti a restrizioni e burocrazie legate al loro status di ‘extra-comunitari’. Con l’Accordo, i nostri cittadini non saranno più trattati in modo diverso, ma avranno una mobilità semplificata, potendo accedere a opportunità di studio, lavoro e residenza in Europa con molta meno burocrazia e con pari condizioni rispetto ai cittadini UE. Questo significa maggiore opportunità per i nostri giovani di formarsi e fare esperienze all’estero, arricchendo il loro bagaglio culturale e professionale, a beneficio dell’intera comunità sammarinese. Inoltre, il riconoscimento internazionale che ne deriverà, pur difficile da quantificare economicamente, è un valore intrinseco. Essere un partner riconosciuto e integrato nel contesto europeo rafforza la nostra reputazione, la nostra visibilità e la nostra influenza negli ambiti multilaterali. È un segnale di solidità e affidabilità per la comunità internazionale”.

Segretario, volendo guardare al futuro, quale messaggio vuole lanciare ai sammarinesi e alla comunità internazionale riguardo a questa “nuova fase” della politica estera e al ruolo di San Marino in Europa?
“Il messaggio è di responsabilità e visione coraggiosa. Ai sammarinesi voglio dire che la scelta europea non è un salto nel buio, ma un passo ponderato per rafforzare la nostra economia e garantire opportunità concrete alle future generazioni. È un progetto che affonda le radici nei valori storici di San Marino, ma che ci proietta in un contesto moderno, dove la nostra sovranità non viene diminuita, ma esercitata con maggiore efficacia in un quadro di cooperazione. Ora è il momento di agire con decisione e consapevolezza, basandosi su dati e fatti concreti. Alla comunità internazionale, invece, ribadiamo che San Marino è un partner affidabile, assertivo e con una propria identità diplomatica. Siamo un piccolo Stato, ma la nostra politica estera è libera e capace di contribuire al dibattito globale”.

Fonte: RepubblicaSM