San Marino verso lo strappo con Andorra? Il sospetto di un’applicazione “solitaria” dell’Accordo con l’UE, prima della ratifica europea che potrebbe non avvenire, senza ricorrere al Referendum popolare come farà Andorra. Ma è ancora democrazia? … di Marco Severini

C’è un silenzio inquietante che aleggia nei corridoi del potere sammarinese. Un silenzio che potrebbe preludere a una scelta destinata a cambiare l’asse diplomatico costruito negli ultimi otto anni. Stando a indiscrezioni sempre più insistenti, San Marino starebbe valutando seriamente la possibilità di procedere da sola verso l’applicazione provvisoria dell’Accordo di Associazione con l’Unione Europea, svincolandosi nei fatti dalla posizione comune fin qui tenuta con Andorra … soprattutto dal Referendum che Andorra vuol fare che sembrerebbe voglia fare con esiti tutt’altro che pro accordo di associazione con l’Europa.

Una mossa che, se confermata, segnerebbe un punto di rottura sostanziale e simbolico. E il tutto mentre a Bruxelles si discute se l’accordo sia di natura “mista” – quindi soggetto a ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’UE – oppure meno complesso e dunque applicabile più rapidamente con dubbi su più fronti sulla bontà di questo accordo.

Sebbene non ci siano comunicazioni ufficiali, alcuni passaggi recenti e il mutismo delle istituzioni fanno pensare a una strategia non trasparente.

All’interno del governo, o meglio di alcune segreterie di stato e di partito, circolerebbe l’idea di invocare l’articolo 112 del testo negoziato, il quale prevede, espressamente, che l’Accordo possa essere applicato “provvisoriamente, in tutto o in parte, da una o più parti, previa notifica scritta”.

Ma c’è un limite sostanziale, come ha sottolineato chiaramente il Segretario europeo andorrano Landry Riba: l’applicazione provvisoria è valida solo dopo la ratifica da parte di almeno una delle parti. E nel caso di Andorra, questa ratifica passerà attraverso un referendum vincolante, già annunciato pubblicamente.

Non così per San Marino, che rifugge dal Referendum come con la peste e che avrebbe un esito quasi scontato verso il NO all’accordo.

San Marino, quindi, non ha ancora chiarito il proprio percorso interno. Nessun dibattito parlamentare sulla ratifica. Nessuna calendarizzazione pubblica. Nessuna volontà di consultare il popolo. Il governo tace. E nel silenzio, cresce il sospetto: che San Marino voglia far valere la clausola dell’articolo 112 per attivare l’accordo bilateralmente con l’UE, anche prima della ratifica da parte dell’Unione stessa.

Qui si entra in un terreno tecnico ma fondamentale. Se l’Accordo UE–San Marino–Andorra verrà qualificato come accordo misto, servirà la ratifica di tutti gli Stati membri dell’Unione, oltre che del Parlamento europeo e del Consiglio UE. Questa tipologia di accordo – frequente per intese che toccano materie economiche e giuridiche complesse – allunga inevitabilmente i tempi e impedisce una piena entrata in vigore nel breve periodo.

E proprio per questo motivo viene la ”furbata” di San Marino usando l’articolo 112 che è stato inserito come escamotage per consentire un’applicazione provvisoria tra le parti più pronte o, come nel caso del Titano, più vogliose della definizione di questo accordo: da soli ed in fretta prima che la gente si accorga di cosa si stia parlando, anche se oramai l’hanno capito tutti. D’altronde nessuno degli altri stati lo vuole ed Andorra addirittura passa per un referendum che ha un esito quasi scontato, verso il NO.

Ma Segretario europeo andorrano Landry Riba è stato netto: “Non è vero che possa essere applicato unilateralmente o senza la volontà di Andorra”. E soprattutto: “Se non lo ratifichiamo, non può essere applicato provvisoriamente”.

E SOPRATTUTTO E’ PROVVISORIO, NON DEFINITIVO CHE VUOL DIRE CHE SE UN SINGOLO STATO DELLA UE DICE NO, L’ACCORDO SALTA DEFINITIVAMENTE.

Ecco perché, se San Marino cercasse di procedere senza passare da un atto di ratifica parlamentare – o, peggio, senza informare compiutamente i cittadini – si entrerebbe in un terreno paludoso: applicazione selettiva di un accordo multilaterale comune.

Una forzatura giuridica che metterebbe a rischio non solo la legittimità politica dell’atto, ma anche la sua tenuta futura in sede europea.

Andorra ha scelto una linea diametralmente opposta: chiarezza, coinvolgimento popolare e trasparenza istituzionale. Il governo di Xavier Espot ha dichiarato apertamente che la ratifica dell’accordo passerà solo tramite referendum. Il testo, in caso di voto positivo, passerà poi al Consell General (il parlamento andorrano).

Se il popolo dovesse bocciarlo, il testo non verrà nemmeno trasmesso. Una posizione netta, di principio, DI DEMOCRAZIA.

A San Marino, invece, tutto si muove nel buio: il Consiglio Grande e Generale non ha discusso l’accordo in seduta pubblica, nessuna commissione consiliare ha diffuso documenti tecnici, non esiste alcuna roadmap ufficiale, né è stato previsto un passaggio referendario.

SI VIVE ALLA GIORNATA

Al contrario, le forze che hanno chiesto una consultazione popolare – come il Partito Socialista – sono state ignorate. E di recente si è vociferato persino di un “addendum segreto” concordato con Roma, illustrato a porte chiuse in Commissione Esteri ma che dovrebbe consegnare direttamente a Bankitalia la vigilanza del nostro settore bancario e finanziario: in sostanza un’abdicazione ed un passaggio di sovranità.

Se San Marino decidesse di procedere con un’applicazione provvisoria da sola, i rischi non sarebbero solo giuridici. Ci sarebbe anche un forte isolamento politico: Bruxelles potrebbe vedere la mossa come una forzatura, Andorra la vivrebbe come un tradimento, e l’opinione pubblica sammarinese come un atto di sfiducia verso la sovranità popolare.

Senza dimenticare che l’Unione Europea – da sempre attenta ai profili democratici – potrebbe non gradire l’idea di un’applicazione parziale dell’accordo con una sola delle due microentità, specialmente se avvenisse prima delle ratifiche interne nei 27 Stati membri.

È tempo che il governo sammarinese faccia chiarezza. Il silenzio non è più sostenibile. I cittadini hanno diritto di sapere se San Marino intende procedere da sola, se è prevista una ratifica parlamentare o popolare; se l’accordo sarà applicato anche in assenza della ratifica UE; se la collaborazione con Andorra è ancora valida oppure definitivamente superata.

Una scelta così importante per il futuro istituzionale ed economico della Repubblica non può essere lasciata nelle mani di pochi, e tanto meno può essere affidata all’opacità delle stanze chiuse. È il momento della verità. E della trasparenza e soprattutto della non svendita, per l’interesse di pochi facoltosi, della sovranità popolare.

Marco Severini – direttore GiornaleSM

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