“Papa Francesco e? il grande parroco del mondo, il riformatore. Puo? sembrare riduttiva questa definizione per un Papa che gode di popolarita? come nessun altro leader mondiale”.
Ho l’onore e il privilegio di potermi considerare un amico di padre Ciro Benedettini. A lui e? legato uno dei momenti piu? intensi e carichi di emozione di tutta la mia vita: l’incontro con il Santo Padre Francesco. Sammarinese, giornalista, padre Ciro e? stato per 21 anni vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede, prima accanto a Joaqui?n Navarro-Valls e poi al gesuita padre Federico Lombardi. Da qualche giorno e?
in pensione e non dovra? cosi? piu? sopportare le domande di chi scrive che “approfittando” del rapporto e da buon collega, ha provato in piu? occasioni a centrare lo “scoop”. Peccato che da vero e proprio maestro di comunicazione istituzionale ed esperto del mestiere, lui sia sempre riuscito col suo sorriso a rimanere ligio ai doveri istituzionali, ma nello stesso tempo ha saputo aiutarci e guidarci per fare al meglio il nostro lavoro. In fondo dovendo tenere a bada i cronisti di tutte le maggiori redazioni mondiali, con noi “piccoli” aveva gioco facile. Ma anche quell’occhio di riguardo che ci faceva sentire uguali al “New York Times”.
Caro padre Ciro, puo? farci un consuntivo di questi 21 anni in sala stampa Vaticana?
“Sono felice di aver potuto lavorare in Sala Stampa e servire tre Papi e sono felice, ormai settantenne, di ritirarmi per lasciare spazio ai giovani. Non che non provi un certo senso di vuoto e tristezza, soprattutto per la perdita del contatto e l‘interazione con validi collaboratori e giornalisti internazionali con i quali ho sempre avuto un rapporto corretto e molto spesso amichevole. Ho servito tre grandissimi Papi (Giovanni Paolo II gia? santo), collaborato con due direttori (un laico e un gesuita) in un periodo di accelerazione della storia che ha visto un trapasso di secolo e l’acuirsi dei problemi dell’umanita? soprattutto per l’instabilita? nell’area mediorientale, le guerre, il terrorismo internazionale, le emigrazioni di massa, crisi finanziarie. Anche la Chiesa e? stata scossa da scandali, provocata dalla persecuzione dei cristiani, dalle nuove sfide riguardanti la famiglia, la crisi delle vocazioni. Venti anni fa la comunicazione anni fa era ancora in prevalenza cartacea, oggi e? digitale, l’imma- gine ha preso il sopravvento sullo scritto, il numero dei comunicatori si e? moltiplicato perche? ogni utente Internet e? potenzialmente anche informatore (blog e reti sociali), dando origine a un turbinio di informazioni difficile da gestire, anche per il giornalista, il cui ruolo e? in parte modificato. Per uno della vecchia scuola come me non e? stato facile seguire questa evoluzione tecnico-contenutistica, ma sono fiero di aver dato il mio modesto contributo all’adeguamento dell’informazione vaticana a questa rivoluzione e di averla resa sempre piu? puntuale e trasparente, sull’esempio straordinario di un comunicatore creativo come Papa Francesco”.
Puo? farci un ritratto dei Papi per cui ha lavorato?
“Tre Papi eccezionali, uguali nel compito (guidare il popolo di Dio nel vivere il vangelo), diversi nella modalita? di esercizio.
Giovanni Paolo II era personalita? poliedrica, un grande comunicatore, che aveva stupito con la sua prestanza fisica (Wojtyla superstar), poi per la capacita? di sopportare la malattia, Papa geopolitico che ha contribuito alla sconfitta del comunismo, riconosciuto leader etico mondiale. Per me, e? stato un santo, un “Papa guerriero”, come lo defini? Time, o “il grande missionario”, o “l’espansionista” (ammesso che esista questa parola) nel senso che venendo da una dittatura era tutto proteso al riconoscimento della liberta? di predicare il Vangelo in ogni angolo del mondo, dilatando quasi i confini del cristianesimo. A questo scopo missionario ha adeguato la sua Curia. Per questo ha viaggiato instancabile nei 5 continenti, ha quasi raddoppiato le Rappresentanze pontificie nel mondo, ha moltiplicato i documenti (encicliche, esortazioni apostoliche, messaggi…), ha inventato la Giornata mondiale dei giovani, l’incontro mondiale delle famiglie per mobilitare tutti al suo impulso missionario. Con gli incontri di Assisi ha promosso il dialogo interreligioso impegnando le religioni del mondo a servire la pace. Grazie al suo prestigio e? riuscito a dare diritto di cittadinanza della fede cattolica nei media del villaggio globale. E negli ultimi anni, quando ormai era fiaccato dalla malattia, ha dato la testimonianza della preziosita? della vita, resa appassionante dall’amore di Dio, in ogni suo stadio.
Papa Benedetto XVI e? persona amabile, umile e mite, coltissima, grande teologo, che ha arricchito la Chiesa di documenti incomparabili, lasciando un segno indelebile nella Chiesa Cattolica. Ha preso in mano l’eredita? di Giovani Paolo II proponendosi di preservarla, consolidarla, ma si e? scontrato con una serie di crisi che l’hanno indotto a severe riforme legislative sia in campo ecclesiale che civile (Stato della Citta? del Vaticano). Ha subito attacchi indegni da intellettuali da strapazzo e da alcuni media, tradito infine anche da un famiglia. Le sue dimissioni non sono state una fuga o segno di debolezza, ma un atto di coraggio, un servizio alla Chiesa, un atto profetico, nobile e alta espressione della sua autorita? pontificale.
Papa Francesco e? il grande parroco del mondo, il riformatore. Puo? sembrare riduttiva questa definizione per un Papa che gode di popolarita? come nessun altro leader mondiale, ma questa popolarita? l’ha conquistata con la sua semplicita?, umilta?, vicinanza a tutti, in modo particolare ai poveri e ai malati, con la premura del buon parroco tutto dedito al bene dei suoi parrocchiani o del padre che si rivolge al figlio per incoraggiare piu? che condannare e punire. Espressione di questa vicinanza sono le sue parole semplici e concrete, slogan efficacissimi entrati ormai nel linguaggio comune: il pastore deve avere l’odore delle pecore, Dio non si stanca mai di perdonare, le periferie esistenziali (da dove
si comprende meglio la realta?), la Chiesa come ospedale da campo, la cultura dell’accoglienza da opporre alla cultura dello scarto, globalizzazione della solidarieta?. E’ credibile perche? autentico. Semplice e concreto nel linguaggio, creativo e sorprendente nelle iniziative (sinodo sulla famiglia, giubileo della misericordia), lungimirante e anticipatore nelle idee, come quando parla di terza guerra mondiale a pezzi, definizione adottata ormai dai leader mondiali. Quest’uomo dal sorriso accogliente sta rivoluzionando la Curia romana con una coraggiosa e difficile riforma. Tra l’altro ha smantellato una certa pompa ‘regale’ collegata alla vecchia figura del papa scegliendo di abitare non nel palazzo apostolico ma tra la gente in una specie di albergo in Vaticano e usando vetture utilitarie”.
Ci racconta qualche aneddoto divertente tra le mura vaticane?
“Generalmente si pensa al Vaticano come a un luogo di formalismi, protocolli, con gente dai volti seriosi e compassati e invece e? anche un luogo allegro, dove e? piacevole lavorare. Giovanni Paolo II aveva un grande senso dello humor che spandeva a profusione negli incontri. In volo verso Cuba nel 1988 un giornalista gli chiese: come sta di salute? Risposta: Se voglio sapere notizie della mia salute mi basta leggere ogni giorno i giornali (che quotidianamente speculavano appunto sulla sua salute).
Papa Francesco ha un sorriso contagioso e durante le udienze succede di tutto: prende al volo gli oggetti che gli lanciano i fedeli, aggiusta il ciuccio ai bebe? che piangono, si fa abbracciare, baciare, beve il mate offertogli dagli argentini, scambia il cappellino. Guardate le udienze generali quando incontra la gente. C’e? molto da divertirsi…”.
Ha avuto contatti con tutte le figure piu? importanti a livello planetario. Chi l’ha colpita di piu? e perche??
“Non esageriamo. E’ vero che capi di stato e di governo fanno la fila per incontrare il papa, tutti i papi, perche? riconoscono nel Papato la leadership etica mondiale, ma generalmente i contatti della Sala stampa sono, in questi casi, con i funzionari che preparano l’incontro. Alcuni capi di stato/governo o leader religiosi mandano l’Advance team in avanscoperta con mesi di anticipo perche? la visita abbia successo e una buona eco mediatica. Quei capi di Stato e di Governo che in TV sembrano circonfusi di potenza visti da vicino riacquistano tutta la loro comune umanita?. Anzi, l’impressione e? che quando entrano nel palazzo apostolico assumono un atteggiamento riverenziale, quasi intimoriti da quelle antiche mura affrescate, forse sopraffatti dal cerimoniale solenne e soprattutto dalla figura del Pontefice. Anche i miei incontri con il Santo Padre non erano frequentissimi in quanto la Sala Stampa dipende dalla Segreteria di Stato e molto raramente si fa riferimento diretto al Papa. Possibilita? dirette di dialogo si hanno soprattutto nei viaggi. Il Papa non mette soggezione, ti pone a tuo agio e ti sembra di parlare con un familiare”.
La minaccia terroristica ha cambiato la vita in Vaticano?
“Solo in parte. Ovviamente i controlli sono piu? severi sia da parte della Gendarmeria e delle Guardie Svizzere sia, soprattutto, dalle Forze di sicurezza italiane che hanno la responsabilita? della sicurezza della piazza e dintorni e sottopongono al controllo con il metal detector chiunque entra in Vaticano. Noto con ammirazione che la gente comprende, non si innervosisce. Ma il clima nelle udienze e? sempre sereno, festoso”.
Cosa le manchera? di piu? del suo lavoro?
“Sono solo al terzo giorno di vita da pensionato (e mi ritrovo con tanto lavoro per sistemare, riorganizzare, rispondere alla corrispondenza, incontrare gente che in confronto la vita da vicedirettore era una vacanza). Mi manca il contatto diretto con l’informazione vaticana e mondiale con le agenzie mondiali che mi informavano in tempo reale su quanto succedeva nel mondo. Piu? ancora mi manca il rapporto con i colleghi di lavoro, con la maggioranza dei quali ho collaborato per 20 anni. Come capo del personale ho avuto anche qualche tensione, ma sono persone straordinarie, dedicate, impegnate, disponibili. Nessuno crede che a fronte di un’enorme produzione quotidiana di informazioni, per di piu? plurilingue, siamo solo 22 persone, con orari, che, soprattutto con questo Papa, sono sempre suscettibili di ampliamento…Mi manca anche il rapporto con i giornalisti, soprattutto quelli delle agenzie con i quali ci si incontrava quasi ogni giorno. Sia il personale che i giornalisti in questi ultimi giorni mi hanno dimostrato una stima e affetto straordinario, inatteso, immeritato, che accredito non tanto ai miei meriti ma al loro buon cuore”.
A sostituirla dal primo febbraio sara? Greg Burke. Lo conosce? Che persona e??
“Lo conosco. Quando sono entrato in Sala Stampa era gia? corrispondente di Time Magazine e poi della compagnia televisiva USA Fox News, prima di diventare nel 2012 advisor, consulente, per la comunicazione della Segreteria di Stato. Quindi persona con un’esperienza mediatica incomparabile. Ha 55 anni e conserva ancora il volto da ragazzone americano (ha preso pero? la cittadinanza italiana), sorriso aperto, sport preferito il Golf, ma esperto anche di calcio italiano tanto da scrivere un libro sul calcio tricolore insieme a Carlo Ancellotti”. Ci vuole una buona preparazione culturale, molte e buone letture, grande curiosita? collegata a simpatia verso le persone, onesta? intellettuale, rifuggendo dagli stereotipi, lotta contro la superficialita?, che forse oggi e? il vizio peggiore, facilitata dalla velocita? della comunicazione. Il giornalista non e? un educatore ma deve essere cosciente della responsabilita? di contribuire con l’informazione a fornire elementi per interpretare e dar senso alla realta? circostante. Io vengo dalla vecchia scuola che considerava il giornalismo come un’attivita? artigianale, che si impara sulla strada, consumando le suole delle scarpe. Durante il mio praticantato a Milano, come cronista di Novaradio, ogni mattina partivo, registratore in spalla, passando per la Questura a leggere il Mattinale e decidere il servizio da fare. Mio malgrado, ero diventato un discreto esperto di cronaca nera e sapevo tutto dei due gangster milanesi Francis Turatello e Rene? Vallanzasca, nonche? delle Brigate rosse (erano gli anni di piombo). E quella volta che tornai in redazione senza alcun servizio, il Direttore mi rimando? in strada: non si torna mai in redazione a mani vuote”.
Ultima domanda: che cosa fara? ora? Tornera? a San Marino?
“Per il momento rimango a Roma. Ho chiesto i superiori due cose: poter studiare un po’ di teologia dopo tanto giornalismo e andare in Terra Santa. Concesso. Poi, da buon religioso, dovro? fare l’obbedienza, sapendo che per un religioso non esiste la pensione. San Marino lo porto sempre con nel cuore”.
E noi portiamo sempre nel cuore te, perche? hai saputo non solo fare onore al ruolo di giornalista, ma anche al tuo e nostro Paese. Grazie da tutta l’Antica Repubblica e arrivederci alla prossima intervista al ritorno dalla Terra Santa… come vedi non perdo il vizio!