Come abbiamo visto venerdì scorso (leggi qui se lo hai perso) le tensioni determinate dalle diverse posizioni interne alla maggioranza e al governo AdessoSM relativamente alla governance di Banca Centrale e all’intransigenza dimostrata dalla stessa verso il gruppo Stratos -che era disponibile a rilevare Banca CIS- sono culminate con, nell’autunno successivo, la caduta dello stesso governo che portò a nuove elezioni.
Come dire: su un presumibile e -per ora- solo ipotetico piano perseguito dalla cosiddetta “Cricca” per “spodestare” il vertice di Banca Centrale, ostacolo per la vendita del CIS al gruppo Stratos, le opposte posizioni e azioni di Repubblica Futura con il resto della maggioranza hanno addirittura determinato la caduta del governo AdessoSM.
Ad avvalorare i pesanti dubbi in tal senso, oltre alla testimonianza giurata della Tomasetti rilasciata il 1 marzo scorso ai Tavolucci, c’è anche un passaggio della relazione conclusiva dei lavori della Commissione di inchiesta: “Come ampiamente dimostrato dalle testimonianze e dalle pubbliche prese di posizione, che vedono le anime di AdessoSM oggi sotto il nome di Libera da una parte (contrarie alla vendita e decise nell’invitare i vertici di Banca Centrale a non rimettere il mandato in seguito a due indagini che li coinvolgevano; ndr) e Repubblica Futura dall’altra (che addirittura sarebbe arrivata a fare forti pressioni sul resto della politica affinchè Presidente di Bcsm e Direttore della vigilanza togliessero il disturbo; ndr), divise sull’opportunità di vendere Banca CIS a Stratos”.
Ma facciamo un passo indietro, a quanto scritto venerdì scorso, ricordando che i primi forti dissapori intrinsechi alla maggioranza dell’epoca emersero già nel 2018 e nell’autuno di quell’anno, determinarono le dimissioni del Segretario di Stato alle Finanze, Simone Celli. Il “sereno”, però, durò poco e il culmine della tensione si toccò, come detto, nella primavera successiva, soprattutto su una tematica: l’iscrizione di Catia Tomasetti, Presidente BCSM, nel registro degli indagati su una indagine aperta dal Commissario della Legge Alberto Buriani e basata su una consulenza che la stessa Bcsm aveva affidato all’Onorevole italiano Sandro Gozi.
Terminato il -chiamiamolo- breve “riassunto della puntata precedente”, concentriamoci su una prima opera di collegamento dei “puntini” che si sono tracciati in questi ultimi giorni, anche grazie alla testimonianza del Presidente di Banca Centrale
Ma prima, ricordiamo un fatto importante. In quel clima di tensione la Legge n.102, che introduceva precise disposizioni in materia di risoluzioni bancarie a tutela della stabilità del sistema finanziario, spinta con estrema decisione dal SSD, venne approvata il 14 giugno 2019 all’unanimità, quindi anche con il voto di Repubblica Futura, in Consiglio Grande e Generale.
Ma questo non è bastato a riportare la “pace” in maggioranza, tanto che pochi giorni dopo quel voto unanime, nel luglio del 2019 cade il governo e, quindi, si chiude anticipatamente la XXIX legislatura. Del resto, si legge nella relazione conclusiva dei lavori della Commissione di inchiesta su Banca CIS, la fiducia fra le componenti di governo “viene definitivamente meno sul rapporto con i vertici di BCSM, Tomasetti e Ucci,e il tentativo di acquisto di Banca CIS da parte di Stratos”.
Bene, ora abbiamo, almeno su una vicenda chiave come quella del tentativo, poi naufragato per l’intransigenza degli organismi di controllo e vigilanza, di compravendita del CIS. I “puntini” più importanti relativi alla specifica vicenda -basandoci sia sulle conclusioni della Commissione di Inchiesta che sulle testimonianze prodotte nel corso del processo “Buriani-Celi”- sono i seguenti:
– Favorito dall’On. Sergio Pizzolante, si tiene un incontro in Roma fra l’azionista di Banca Cis Marino Grandoni e l’On.Sandro Gozi, consulente di Banca Centrale. In questo vertice, più o meno palesemente, l’imprenditore sammarinese avrebbe cercato di sensibilizzare l’interlocutore affinchè si facesse promotore di una sorta di “ammorbidimento” del Presidente nella valutazione del gruppo Stratos.
– Simone Celli a più riprese, non è chiaro a che titolo, approfittando del rapporto di cameratismo che si era generato con la Presidente Tomasetti, si sarebbe trasformato in una sorta di ambasciatore di chi cercava di far passare -apparentemente con qualunque mezzo- la cessione del CIS a Stratos
– Nel momento in cui i vertici Bcsm rappresentavano un forte ostacolo alla compravendita, il Commissario della Legge Alberto Buriani, secondo la Commissione in rapporto di confidenza con alcuni esponenti della cosiddetta “Cricca”, sulla base di una semplice “segnalazione anonima” apre una indagine nei confronti della stessa Presidente. Emerge poi che, anche qualora la consulenza fosse stata “farlocca” come ipotizzato alla base dell’indagine, Presidente e Direttore della Vigilanza non avrebbero avuto alcuna responsabilità..
– Si diffonde la notizia di Catia Tomasetti indagata, nonostante la secretazione degli atti, sui media che, quasi contemporaneamente, “scoprono” che anche il Direttore della Vigilanza Bcsm risulta iscritto nel registro degli indagati in una indagine italiana.
– I due “Pezzi da Novanta” di BCSM vacillano. Catia Tomasetti si rivolge ai Capitani Reggenti per valutare con loro l’opportunità o meno delle sue dimissioni. I Capi di Stato la avrebbero indotta a rivolgersi “informalmente” alle singole forze politiche che compongono il Consiglio Grande e Generale.
– Tomasetti, quindi, scrive ai capigruppo comunicando la situazione. In quel momento alcuni membri di Repubblica Futura avrebbero attuato una forte pressione verso le altre forze politiche affinchè spingessero i due vertici di Bcsm a rassegnare le proprie dimissioni. Una pressione rivelatasi poi vana poiché tutti i partiti, tranne RF, incoraggiarono nero su bianco Tomasetti e Ucci a restare al loro posto.
– In più occasioni Nicola Renzi, Andrea Zafferani e Marco Podeschi, avrebbero dimostrato apertamente la loro ostilità verso il Presidente Tomasetti, in seno agli organismi in cui erano rappresentati sia i vertici Bcsm che la componente politica.
– In un incontro tenuto a Roma fra Simone Celli e Catia Tomasetti, quest’ultima -mentre l’argomento trattato è l’indagine- si vede passare sotto gli occhi una sorta di “pizzino” in cui legge tre parole che lei interpreta in maniera preoccupante: con okay al gruppo Stratos, intende in sintesi, l’inchiesta penale che la riguardava si sarebbe “chiusa bene”.
– Relativamente a quell’incontro il Presidente di Banca Centrale non nasconde di aver avuto l’impressione che Celli fosse stato “costretto” a fare quella cosa.
– Nello stesso incontro Celli le avrebbe consigliato di “avvicinarsi” a Nicola Renzi e Mario Venturini, quest’ultimo Presidente di Repubblica Futura.
Proviamo ad unire questi puntini? Che disegno sembra emergere? E con che protagonisti? L’impressione -ovviamente solo un’impressione- è che Repubblica Futura, certi media e una parte di Magistratura, magari inconsapevolmente, fossero una sorta di “braccio” operativo di chi lavorava strenuamente per rimuovere gli ostacoli che impedivano il passaggio di Banca CIS al gruppo Stratos… O no?
Non è questo, in ogni caso, fondato o infondato che sia, un dubbio che merita un chiarimento autorevole, se non sul fronte giudiziario, almeno su quello politico? Del resto, come si potrebe chiamare, come si potrebbe definire un eventuale piano così controverso che, attraverso il coinvolgimento di parte della politica, di parte dei media e di parte della magistratura mirasse a destituire per via giudiziaria due figure chiave della gestione e della vigilanza del sistema finanziario sammarinese?
E questo è solo un aspetto dei tanti fatti controversi che la Repubblica di San Marino ha vissuto nell’ultimo, abbondante, decennio. Senza dimenticare che di “puntini” da unire, dal 2012 ad oggi, ne restano ancora tanti… La cacciata o fuga nel 2012, con -coincidenza?- Ap al governo al fianco di una debole Dc, di Caringi, Papi e Bossone -se ben ricordo- durante una ispezione della vigilanza Bcsm in Banca Partner; qualche anno dopo stessa storia con Battistini e Vivoli durante una ispezione in Banca Cis, tanto che la Presidnete di Banca Centrale non ha esitato ad affermare che “ad ogni ispezione in Banca Cis cacciavano sempre la vigilanza Bcsm”; l’arresto, nel 2014, dell’ex Segretario di Stato Claudio Podeschi e, successivamente, dell’ex Segretario di Stato Fiorenzo Stolfi e nientemeno che di Gabriele Gatti con provvedimenti di custodia cautelare collegati ad indagini aperte -coincidenza?- dallo stesso Pm la cui indagine ha rischiato di far saltare, nella primavera del 2019, il vertice di Banca centrale che sembrava rappresentare un ostacolo alla vendita di Cis a Stratos; le inchieste -semplice coincidenza?- condotte dal medesimo giudice Buriani che hanno spazzato via una intera classe politica, con la conseguenza di spianare la strada all’affermazione di nuovi assetti politici e nuovi “potenti”… E non solo…
Non basta questo per rendere necessaria l’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta mirata ad individuare e denunciare eventuali collusioni o ingenue responsabilità politiche con la “Cricca”? La prima a richiederla, per come si sono messe le cose, per quanto emerso in questi ultime settimane dovrebbe essere proprio Repubblica Futura sulla quale, altrimenti, continuerebbero a gravare in eterno pesanti ombre che ne potrebbero mettere in forse la credibilità e l’autorevolezza.
Enrico Lazzari
Enrico Lazzari