San Marino. (VIDEO E TRADUZIONE) Carine Montaner Raynard (Endavant) contro l’accordo UE. ”Siamo l’Andorra che difende il suo DNA, la nostra sovranità. E quando un popolo si alza nessuno può fermarlo!”

EUROPA. Nel frattempo abbiamo delle sfide, abbiamo dei problemi sul tavolo, ed è in gioco la nostra sovranità a Bruxelles. A Bruxelles si è negoziato un accordo così ampio che perfino alcuni Stati membri dell’UE si domandano se si tratti di un accordo misto.

A noi, nella nostra sessione parlamentare, ci era stato detto che si trattava di un accordo molto ampio, probabilmente un accordo misto. Anche il nostro Segretario Generale, che è professore all’università Pompeu Fabra e insegna diritto europeo, ci aveva detto che si trattava con ogni probabilità di un accordo misto. È stato anche pubblicato un articolo al riguardo.

Perché? Perché è un accordo molto ampio. Eppure, il governo ce lo presenta come se fosse una questione di vita o di morte. E secondo noi non è così. Il dibattito democratico consiste proprio nell’avere opinioni diverse. Io rispetto la vostra posizione, ma noi ne abbiamo un’altra.

E non è solo una questione di percezione. Quando abbiamo tenuto una sessione con una persona che ha lavorato nove anni come capo di gabinetto presso la Commissione Europea, ci ha detto chiaramente: non partiamo da zero.

Prima di tutto, abbiamo già un bel accordo: l’accordo monetario.

Abbiamo eccellenti relazioni con l’UE, grazie a tutti i ministri che si sono succeduti.

Abbiamo relazioni diplomatiche solide, partecipiamo regolarmente a delegazioni internazionali, presentiamo un’immagine positiva del nostro Paese. È il nostro ruolo.

Abbiamo accordi vigenti. Negli anni abbiamo costruito un’amicizia solida con l’UE.

Abbiamo anche possibilità alternative, grazie al nostro buon vicinato.

Ad esempio, siamo un Paese eleggibile per ricevere fondi dalla Banca Europea per gli Investimenti. Chi finanzia il Parmallà? La BEI. E questo senza avere un accordo di associazione.

Abbiamo partecipato al programma Transversalis, azione 6, con l’Università di Andorra. È un tema su cui intervengo da molti anni. Ho partecipato personalmente a quel programma europeo.

Anche il Capo del Governo ha parlato ieri del programma Poctefa. Partecipiamo già a diversi programmi europei, per milioni di euro, anche se ora non ricordo la cifra esatta.

Allora perché dovremmo rinunciare al nostro modello di immigrazione selettiva? Quel modello interessa a molti. Il nostro consulente ce lo ha detto molto chiaramente. Ed è una persona profondamente appassionata del modello europeo, ve lo assicuro.

Ha lavorato nove anni come capo di gabinetto all’interno dell’UE, lavora quotidianamente su questioni europee, difende cause legate al diritto europeo. Ha una vera passione per l’Europa.

Ci ha detto: l’accesso al mercato interno sì, ma dovrete rinunciare al vostro attuale modello di immigrazione selettiva.

Perché dovremmo diluire la nostra autonomia normativa?

Perché spendere più soldi e aumentare le dimensioni dell’amministrazione pubblica solo per implementare le direttive europee?

Il Capo del Governo ci ha detto ieri che il costo sarebbe di 3 milioni di euro all’anno. Immaginate: in 10 anni, 30 milioni di euro.

Pensate a quanti progetti potremmo sviluppare con quei soldi per migliorare la qualità della vita dei nostri cittadini.

Ci prende il panico al pensiero che dovremo sommare quei 3 milioni ogni anno a tutte le spese per i consulenti esterni, gli incarichi fiduciari, un’amministrazione che si gonfia continuamente con persone nominate direttamente.

Perché, è chiaro, gli incarichi fiduciari sono nomine fatte “a chiamata”. Noi non siamo d’accordo.

Perché l’Andorra che amiamo non dimentica, non si arrende.

Siamo un piccolo Paese, sì, ma siamo un grande popolo.

E quando un popolo si alza per difendere il proprio DNA, per difendere la propria identità, nessuno può fermarlo.

Grazie, signore e signori.»