La notizia di ieri lo stupro e l’uccisione di una bambina di 7 anni in India in occasione di una festa di matrimonio. Purtroppo episodi di questi tipo continuano a riproporsi ciclicamente sia nell’area indiana che in altri contesti internazionali, dove i diritti delle donne e dei minori vengono spesso calpestati e relegati in seconda fascia.
La violenza nei loro confronti è un fenomeno preoccupante e si lega a doppio filo con il contesto politico, economico e culturale di ogni singolo paese nel quale si registrano episodi di questo tipo. Le stime relative all’Italia parlano di circa 400.000 bambini che subiscono abusi legati alla violenza assistita, e secondo una ricerca Cismai-Terre des Hommes del 2013, il cui presidente Raffaele K. Salinari è venuto a San Marino il 25 novembre scorso in occasione della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne, le vittime prese in carico sono state 16 su 1000.
La violenza domestica contro le donne è un fenomeno che in Italia ed in alcune parti del mondo non sembra diminuire, e la cui gravità è sintomo di un problema culturale, nonché di un profondo malessere sociale. Crescere in una famiglia in cui assistere a scene di aggressione fisica e verbale tra genitori è quasi una prassi quotidiana può provocare nei figli disturbi anche gravi, sia a livello di apprendimento che di comportamento e sviluppo delle capacità cognitive e relazionali.
Anche sul Titano non siamo purtroppo esenti da dinamiche di questo tipo, e l’authority per le pari opportunità, appositamente istituita con la Legge 97 del 2008 (Prevenzione e repressione della violenza contro le donne e di genere), intende combattere il fenomeno della violenza domestica, sessuale e di genere, e vuole porsi come punto di riferimento per le vittime e fungere da raccordo tra i diversi servizi (assistenziali, legali, psicologici) garantiti dallo Stato.
Al fine di comprendere meglio questo fenomeno abbiamo intervistato un membro dell’authority, la dottoressa Maria Domenica Michelotti.
Dottoressa, quali sono i dati legati alla violenza fisica ed assistita a San Marino?
“I dati relativi al 2014 sono ancora in fase di elaborazione, ma posso assicurare che purtroppo il nostro territorio non è esente da questa problematica. All’interno di contesti familiari violenti abbiamo registrato alcuni casi di violenza fisica sui minori. Parallelamente, ed in misura maggiore, si sono verificati anche episodi di violenza assistita. Questa, tra le varie forme di violenza, è la più difficile da registrare, e porta a delle situazioni dolorose per i minori. Occorre ricordare che in circa l’80% dei casi in cui una donna subisce violenza c’è un minore che assiste alla scena”.
Nel mondo si registrano spesso varie forme di discriminazione verso le donne. Quali sono gli strumenti da adottare per arginare il fenomeno?
“In termini di diritti la condizione delle donne in molte parti del mondo è alquanto preoccupante. In molti paesi il ruolo della donna è ancora visto come marginale, ed è per questo motivo che serve un intervento internazionale forte per porre fine a queste discriminazioni. La convenzione di Istanbul è un passo importante sulla strada della tutela delle donne e dei bambini. Spesso l’emancipazione femminile in questi contesti è difficile, in quanto la famiglia di provenienza impone delle ferree e rigide regole di comportamento alla donna”.
Cosa può fare la politica davanti a tutto ciò?
“Le misure legislative, anche a livello internazionale, iniziano ad esserci, ma serve agire sul piano culturale: l’istruzione è la via da percorrere. Il problema è che spesso le donne in alcune realtà ne sono escluse. Quello che appare necessario dal punto di vista dei diritti è l’uguaglianza e la parità giuridica della donna”.
Qual è infine il ruolo dell’informazione in questo contesto?
“È un ruolo determinante, soprattutto in relazione al tema della prevenzione. A San Marino stiamo facendo un ottimo lavoro, e questo ci è stato da più parti riconosciuto. Siamo andati nelle scuole ed abbiamo organizzato incontri per informare gli insegnanti, i genitori e gli alunni. La nostra volontà è quella di sensibilizzare il numero più alto possibile di persone nei confronti di queste problematiche, in modo da prevenire nei limiti del possibile questo fenomeno”.
Lorenzo Ercolani, La Tribuna