Intervista al noto dottore commercialista riminese, Giovanni Benaglia. Autore di libri e grande conoscitore di San Marino, nonché chiaramente addentro alle vicende dei frontalieri. Approfittando della sua competenza abbiamo toccato diversi argomenti di stretta attualità.
Dottor Benaglia, in breve, qual è la situazione sulle cryptovalute in Italia a livello legislativo?
“Fino alla Legge di Stabilità 2023, non vi era una disciplina di questo fenomeno. Le tasse si pagavano per analogia con la normativa della compravendita di valute ordinarie. Ciò, ovviamente, ha lasciato spazio a considerazioni diverse fra i contribuenti e l’Agenzia delle Entrate. Perlomeno adesso il quadro giuridico è più definito e chiaro”.
Anche a San Marino si sta mettendo a punto una legge sulle crypto che dovrebbe vedere a breve la luce. Crede possa essere una opportunità?
“Certamente. Il fenomeno, anche se un po’ in crisi, è ormai parte stabile della nostra economia e non può essere lasciato al rimando analogico a fenomeni finanziari più antichi, come quello dello scambio di valute. Oltre alle crypto, c’è anche il mondo degli Nft. Anche se di nicchia, necessita di un quadro giuridico altrettanto chiaro”.
Come è cambiata la percezione dell’Italia in questi anni verso San Marino a livello fiscale?
“Senz’altro è sparita l’idea che sia un paradiso fiscale. Non è visto più come il Paese cassaforte del nero fatto in Italia. In questo i Governi sammarinesi hanno fatto passi in avanti giganteschi”.
Lei è il commercialista di tantissimi frontalieri italiani a San Marino. E’ stato fatto abbastanza per loro da ambo i Paesi?
“No. La colpa, però, non è di San Marino, ma dell’Italia. Fiscalmente abbiamo una disciplina provvisoria sul lavoro frontaliere che va avanti da tempo immemorabile”.
Dove interverrebbe per dare maggiori tutele e diritti a questa categoria di lavoratori?
“Equiparando i contratti co.co.pro al lavoro dipendente, perché oggi i primi non possono avere la franchigia. In più c’è il fenomeno che riguarda il regime forfettario: il professionista che lavora a San Marino deve pagare la ritenuta. Cosa giustissima, perché lo prevede la legge sammarinese. Tuttavia questa ritenuta non può essere portata in detrazione in Italia, perché l’Agenzia delle Entrate non lo permette. Di conseguenza si pagano le tasse due volte, cosa non ammessa nemmeno dal trattato fra i due Paesi”.
Le risulta che potrebbe esserci un nuovo scudo fiscale? Quale sarebbe nel caso l’impatto per le casse di San Marino?
“Non è più aria in Italia per scudi fiscali, o sicuramente per scudi convenienti come quelli fatti da Tremonti. La mia sensazione è che per San Marino grandissimi problemi non ce ne saranno, perché le casse le hanno già svuotate con i precedenti rimpatri di capitale”.
Avendo scritto diversi libri in materia il suo punto di vista è importante: il Titano alla luce del Covid e della crisi energetica può essere a rischio di infiltrazione delle mafie?
“Non voglio essere inutilmente cattivo, ma il sistema economico di San Marino è storicamente infiltrato dalle mafie. Lo dicono le cronache degli ultimi vent’anni. Certamente la crisi può aumentare ulteriormente questo pericolo”.
Che idea si è fatto del “Des”, progetto che in questi giorni andrà in prima lettura nel parlamento sammarinese?
“Il Titano, più che rincorrere queste idee, dovrebbe semplicemente chiedere di entrare nell’Unione Europea e diventare una specie di Irlanda dell’area del mediterraneo, cioè offrire alle imprese che si insediano una fiscalità agevolata, il tutto all’interno di un perimetro normativo condiviso con i partner Europei. E’ grazie proprio a questa condizione che l’Irlanda ha visto arrivare imprese hi-tech come Google, Facebook, Amazon e tantissime altre, che hanno creato lavoro e ricchezza sul territorio. In più, potrebbe essere destinataria dei Fondi strutturali Europei, che sono un aiuto enorme per uscire dalla crisi e modernizzare ulteriormente il Paese”.
Ultima domanda di carattere sociale. Il suo è un punto di vista privilegiato: dobbiamo preoccuparci per il futuro? Andiamo verso una società sempre più povera e indebitata?
“Sono ottimista, perché la storia dell’uomo è fatta di cicli economici, e siamo ancora qui. L’Europa oggi ha Istituzioni pubbliche tali che non vi è un rischio di povertà per i suoi abitanti. Dobbiamo, però, capire che siamo in mezzo a uno scontro fra due blocchi economici enormi: la Cina e i suoi alleati da una parte e gli Usa dall’altra. Se vogliamo sopravvivere e non diventare dei sudditi, dobbiamo rimanere uniti a livello europeo e non giocare la partita individualmente”.
David Oddone
(La Serenissima)