San Marino. “volontari disclosure”. Rimpatri fra i 20 e 40 milioni di euro

soldi-euroTribuna è da un pezzo che mette in guardia San Marino dalla cosiddetta “voluntary disclosure”, ovvero il nuovo scudo fiscale italiano, anche se guai a chiamarlo in questo modo. A guardare bene non vi sono poi tutte queste analogie con gli scudi propinati nel 2001 e 2003 e, da ultimo, nel 2009, nei quali il contribuente sanava l’irregolare esportazione di capitali pagando solo una modesta sanzione che lo poneva a riparo da ogni futuro accertamento.

Nel caso della voluntary disclosure, si è in presenza di una regolarizzazione delle violazioni connesse agli obblighi di monitoraggio fiscale: le sanzioni sono applicate in misura ridotta, ma il contribuente dovrà versare per intero le imposte evase. Stimare quanto potrà valere, in termini di flussi di capitali, questa collaborazione ‘volontaria’, non è facile. Ci provano i colleghi di Repubblica: a inizio anno, Mediobanca Securities indicava tra i 20 e i 40 miliardi di euro il potenziale flusso di rimpatri.

Le attività detenute all’estero e non dichiarate a fine 2008 erano stimate dalla Banca d’Italia tra i 124 e i 194 miliardi; l’ultimo scudo fiscale aveva fatto emergere 104 miliardi.

La crisi economica, che colpisce soprattutto le aziende di medie e piccole dimensioni, potrebbe indurre molti imprenditori ad aderire al provvedimento, nonostante l’assoggettamento per intero alle imposte. In effetti a differenza del passato, l’imprenditore oggi ha tutto l’interesse a far rientrare i capitali, perché ha più difficoltà a reperire liquidità per la sua azienda e le banche concedono prestiti con molta più parsimonia e attenzione. Fattore psicologico Giocherà tuttavia un ruolo importante il fattore “psicologico” con il timore che, tra lotta ai paradisi fiscali e scambio di informazioni finanziarie tra le autorità dei diversi paesi, sfuggire ai controlli sarà sempre più difficile.

Le banche svizzere

Eppure ad avvantaggiarsi degli scudi fiscali sono state quasi sempre le banche svizzere. Ci sono le grandi banche commerciali leader di mercato, come Intesa o Unicredit, ma, in proporzione alle masse, Credit Suisse e UBS fanno meglio, perché hanno già i clienti oltreconfine. Nell’ultimo scudo, due terzi dei capitali rimpatriati erano detenuti in Svizzera, un ulteriore 7,8% era in Lussemburgo e poi, con percentuali inferiori al 5%, comparivano San Marino e principato di Monaco. Quello sammarinese rappresenta ormai un sistema bancario completamente stabilizzato, ma con l’impossibilità di poter operare al di fuori dei propri confini. Dunque la disclosure potrebbe rappresentare una mazzata proprio in un momento in cui si cominciava a intravvedere la luce. Magistratura del Titano avanti all’Italia Intanto a San Marino la magistratura è ancora una volta davanti all’Italia.

Le indagini coordinate dal dottor Buriani infatti, stanno fra le altre cose smantellando il sistema delle “aziende fantasma”,che per anni hanno drenato ricchezza al Paese, tenendo lontani gli imprenditori veri. Ebbene il piano antievasione delineato con il Ddl di Stabilità varato la scorsa settimana dal parlamento italiano, mette al centro il rilancio dello spesometro e del contrasto alle frodi Iva. L’incrocio delle informazioni sulle fatture arrivate nei database del fisco dovrà consentire di individuare i soggetti a maggior rischio di evasione.

Il Titano in questa guerra senza quartiere sarà un amico, non più uno strumento per eludere la normativa italiana.

La Tribuna