Sono circa 450 i milioni che sono usciti dalle casse degli istituti di credito sammarinesi per effetto della voluntary disclosure, ultima grande manovra per far emergere l’evasione fiscale a livello dei Paesi Ocse.
Infatti i dati generali sono stati resi noti dal segretario generale dell’Ocse, José Angel Gurría, durante i lavori del G-20 che si sono tenuti in Cina.
Per l’Italia la cifra è di 4 miliardi di euro, ben al di sopra delle aspettative visto che le proiezioni iniziale per quanto riguarda il recupero erano state stimate intorno ai 3,4 miliardi. Buone notizie per il governo italiano che nella sua legge di stabilità aveva preventivato un incasso, appunto solo, di 3,4 miliard.
Per quanto riguarda San Marino, naturalmente, le cifre sono più modeste ma pur sempre importanti soprattutto se sommate a tutte quelle che fanno parte dei diversi scudi fiscali. Per effetto di questi e della voluntary, in totale, dal Titano se ne sono andati in questi ultimi anni circa sette miliardi di euro.
Adesso, secondo molti esponenti del mondo finanziario e bancario, soldi extra nella vecchia Repubblica non ce ne sarebbero più. Quello che è rimasto è di proprietà dei sammarinesi e delle aziende presenti sul territorio, frutto di guadagni e risparmi delle famiglie.
La voluntary disclosure, ovvero la collaborazione volontaria, è uno strumento che consente ai contribuenti che detengono illecitamente patrimoni all’estero di regolarizzare la propria posizione denunciando spontaneamente all’amministrazione finanziaria la violazione degli obblighi di monitoraggio.
L’impressione a livello generale, non si parla solo di San Marino, ma un po’ di tutte le realtà e che i patrimoni rientrati siano quelli di detentori di capitali di non grande consistenza, mentre le ingentissime somme di denaro sarebbero comunque rimaste nelle varie banche, nelle più diverse parti del mondo, scelte a suo tempo. Il Resto del Carlino
