
“A San Marino, almeno nell’attuale fase, c’è bisogno di una maggiore professionalità che è data dalla necessità di maggiore studio e di migliore approfondimento dei problemi; il buon senso, le intuizioni, il cosiddetto “fiuto” politico non bastano più, perché i problemi da affrontare sono più complessi. Ma non mi sembra che la complessità delle problematiche debba comportare, di conseguenza, una completa professionalità della politica, primo perché isolerebbe dalla gente il politico – ed è la cosa meno auspicabile – secondo, perché allontanerebbe dalla politica chi ad essa dedica un tempo parziale o parzialissima, ma appassionato, un servizio non continuato ma disinteressato, pur rimanendo altra e diversa la sua professione.».
«Per me l’errore più grave è credere che il rapporto fra governante e governato, fra elettore ed eletto, debba basarsi sulla mera concessione del “do ut des”, un errore tanto più evidente in una società che ha raggiunto elevati livelli di diffuso benessere. Perché è un errore? Perché questo scambio politico getta e mantiene le basi dello Stato assistenziale e clientelare; perché se è vero che nell’immediato può creare anche consenso politico, porta a credere di poter fare a meno dei valori essenziali dei quali, per un cristiano, si sostanzia la politica; perché sono troppi in uno scambio siffatto coloro che ci rimettono essendo del di più dato all’uno, inevitabilmente, defraudato l’altro, che è pure cittadino a pieno titolo come il primo…”
Comunicato stampa PDCS