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Adoratrici perpetue del Santissimo Sacramento: questo è il nome esatto delle monache che abitano sia l’antico monastero di san Francesco (alla Porta del Paese), sia il monastero dei Cappuccini a Pietrarubbia. Vestono una tonaca bianca con una sopravveste rossa. Rossa come il sangue versato da Nostro Signore. Rossa come la sapienza che viene dallo Spirito Santo.
Madre superiora del convento è suor Maria Gloria Riva, spesso definita dai giornali “un ciclone di suora” per le mille cose che fa, per i numerosissimi contatti che ha nel mondo dell’arte, ma soprattutto per la sua contagiosa voglia di vivere e di seminare bellezza. Consapevole dell’importanza della comunicazione, non si nega mai né per una conferenza, né per seminari di studio, né per un’intervista. Che spesso si rivela un racconto di come l’espressione di fede sia l’occasione di guardare la vita con occhi nuovi.
Nata e vissuta a Monza, la storia di come sia entrata in un monastero delle Adoratrici Perpetue è ben nota a tutti. Nella nostra diocesi è arrivata nel 2007, a San Marino nel 2016.
“Avendo avuto una formazione artistica e dopo avere studiato l’ebraico biblico – racconta – ho cominciato a fare delle lezioni ai laici prima sulla Bibbia e poi usando anche l’arte. Questa cosa ha avuto molto successo, sono stati scritti dei libri, editati più volte. A questo punto era diventata un’attività che il monastero di Monza, tuttora con clausura papale, non poteva esercitare. Ci sarebbero voluti dei permessi speciali, altrimenti bisognava farla da un’altra parte. Quindi mi sono rivolta a Roma, dove mi hanno consigliato di fare un paio di anni esperienziali con l’accoglienza di un vescovo. All’epoca, don Negri che era di Milano e alcuni sacerdoti che conoscevamo, come don Gabriele Mangiarotti, si sono trasferiti nella diocesi di San Marino – Montefeltro. Pertanto avremmo dovuto venire subito a San Marino, ma non c’è stata subito la possibilità. Nel 2007 abbiamo trovato posto inizialmente a Carpegna e poi nel convento dei Cappuccini a Pietrarubbia. Nel 2016 siamo arrivate a San Marino. Gli anni di esperienza sono diventati 10, perché tutto è andato bene e sono arrivate delle giovani suore”.
Il trasferimento a San Marino si era reso necessario per due ragioni: perché il paese di Pietrarubbia è assai frequentato d’estate, ma in inverno è una zona isolata e il monastero ha bisogno di molti lavori, quindi quando è stata offerta la possibilità di occupare il monastero francescano in Repubblica, che comunque non può ospitare più di 5 o sei persone, la piccola comunità monacale femminile, ha accettato di buon grado. Attualmente sono presenti 10 consorelle, divise tra i due monasteri.
“Il rapporto coi sammarinesi? Stupendo! Ci troviamo molto bene – continua suor Gloria – c’era stato un iniziale dispiacere per la dipartita dei frati dopo 8 secoli di presenza. Qualcuno ha perfino avanzato una richiesta al Papa affinché ritornassero. Dal canto nostro, con i frati conventuali siamo state sempre in ottimo accordo. Loro sono stati contenti della mia presenza qui, anche perché a Monza la nostra comunità è molto legata ai francescani. Alla fine, anche le persone che avevano delle perplessità, adesso continuano a ringraziarci”.
Ma con suor Gloria Riva non si può non parlare di arte, di cultura e di fede, e in special modo del legame che intercorre tra queste diverse forme espressive. Una concatenazione che la madre superiore fa risalire alla Fondatrice dell’Ordine, Caterina Sordini, oggi Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, la quale voleva educare i fedeli alla bellezza della preghiera e in generale alla fede. Era quello il tempo del dopo Rivoluzione francese, quando perfino il suono delle campane era mal tollerato. Anzi, in molti luoghi erano addirittura vietate, se non per suonare l’ora. Nonostante ciò, lei faceva suonare tre tocchi ogni volta che cambiava il turno, cioè ogni tre quarti d’ora.
“Possiamo solo immaginare quale impatto avesse per la cultura di allora, sentire suonare le campane al di fuori del consueto segnale orario. Noi continuiamo a suonare i tre tocchi. Ma la domanda che ci è venuta è stata: quale segnale possiamo dare oggi che le campane quasi non si sentono? Come possiamo richiamare le persone? E qui ho trovato una frase della nostra Fondatrice che recita: dalla bellezza delle cose visibili, possiamo portare l’Uomo alla bellezza dell’Invisibile. In qualche maniera era quello che già stavo facendo con i laici per fare conoscere loro il nostro carisma. Lì mi sono accorta che non conoscevano la Bibbia, perciò ho cominciato a fare la Lectio Divina. Quando la Bibbia era difficile da spiegare, ho usato l’arte e abbiamo aperto un dialogo anche sulla cultura contemporanea”.
Prosegue: “Tutto questo, unito alla cura della liturgia, del canto, del luogo stesso, hanno avuto grande successo. Un monastero di clausura vive della cultura del luogo e questa esperienza arricchisce l’esperienza di ciascuna di noi. Ho appena finito di scrivere una guida sul cammino del Santo Marino. È meraviglioso verificare la spiritualità dei luoghi e questo mi ha arricchito: non solo il connubio fra arte, fede, storia, persone e spiritualità, ma anche il luogo geografico. Quindi, anch’io che vivo in questo luogo geografico, che per altro assomiglia alla Brianza per tante cose, non posso non vivere di queste pietre, di questa roccia”.
Fine prima parte
Angela Venturini