Dichiarato inabile al servizio, ma non alla vita. E’ questo il senso, dopo anni di accuse e processi, della sentenza definitiva che mette fine al calvario giuridico dell’ex poliziotto di Montecolombo, che finalmente ottiene giustizia e si prepara a chiedere il risarcimento.
La sua vicenda sembrava destinata a concludersi con un marchio indelebile sulla carriera e sulla reputazione. Invece, dopo anni di accuse, processi e sospensioni, è arrivata la parola definitiva: assolto con formula piena, in via definitiva. Protagonista un ex assistente capo della Polaria, originario di Pesaro ma residente da tempo a San Savino di Montecolombo.
Tutto era iniziato nel 2017, quando l’allora agente venne denunciato dai suoi stessi colleghi, con l’accusa di aver percepito indebitamente lo stipendio mentre si trovava in congedo per malattia. Secondo le contestazioni, mentre risultava ufficialmente non idoneo al servizio, sarebbe stato avvistato a partecipare a tornei di tennis e ad esibirsi come bassista in una band musicale.
Nel 2020 arrivò il rinvio a giudizio per truffa ai danni dello Stato, un’accusa pesante che gli costò la sospensione dal servizio prima, e poi la destituzione definitiva nel 2018. Ma la sua battaglia legale non si è mai fermata. In primo grado, il tribunale aveva già riconosciuto che l’ex agente era affetto da una patologia reale, caratterizzata da fasi alterne di acuzie e remissione, compatibile con alcune attività fisiche non lavorative. La Corte d’Appello ha poi azzerato le accuse residue, confermando l’assenza di dolo o inganno nelle comunicazioni alla commissione medica.
La difesa, portata avanti dall’avvocato Massimiliano Orrù, ha smontato punto per punto l’impianto accusatorio, evidenziando la collaborazione costante del proprio assistito e la mancanza di elementi che dimostrassero un’omissione volontaria di informazioni rilevanti. Anche sul piano amministrativo, la sua destituzione è stata annullata dal Consiglio di Stato, che ha ritenuto il provvedimento non fondato.
Oggi, l’ex agente ha intrapreso una nuova strada lavorativa e non sembra intenzionato a chiedere il reintegro nella Polizia di Stato. Tuttavia, è pronto ad avviare le procedure per ottenere un risarcimento per i danni subiti: anni di incertezza, discredito e difficoltà personali e professionali, culminati ora in un verdetto che ne riafferma la piena innocenza.