Quello che ha fatto, Igli lo ha scritto nella lettera con la richiesta di perdono alla famiglia di Ismaele: «Spero che questa cosa che ho fatto a Ismaele mi venga fatta pagare nel peggiore dei modi che esistano».
Su quella lettera di scuse, gli inquirenti concentrano gli sforzi investigativi. Igli scrive rivolgendosi ai genitori di Ismaele: «Sono uno dei ragazzi che ha portato la morte al vostro carissimo figlio…». Quel «sono uno dei ragazzi» certifica che almeno l’agguato è stato pensato e realizzato in più persone. Ancora da trovare.
A Sant’Angelo in Vado non ci sono telecamere e dunque mancano elementi certi sul passaggio della Opel grigia di Igli. Che nessuno in paese ha visto. La scelta poi di andare proprio davanti a quella chiesetta, il 20enne albanese l’ha spiegata in questo modo agli inquirenti: «Conoscevo il posto perché ci andavo per appartarmi con la mia ragazza. Ci vanno tutti a Sant’Angelo».
Possibile, si chiedono gli inquirenti, che quella domenica pomeriggio nessuno abbia incrociato l’Opel con Ismaele a bordo che, come un condannato a morte, veniva portato al patibolo? (…) Il Resto del Carlino