Sant’Angelo in Vado. Lo zio di Mario Mema si è impiccato in Albania per la vergogna

assassini albanesi sant'angelo in vadoL’IPHONE 4 bianco di Ismaele Lulli, sgozzato a 17 anni, era stato gettato nel bosco a pochi passi dalla Gorga dei Morti, le vasche del torrente Auro dove i due albanesi hanno fatto il bagno dopo l’omicidio. Sono stati proprio loro, Igli Meta e Marjo Mema, a farlo ritrovare agli inquirenti. I carabinieri, guidati dal colonnello Antonio Sommese, hanno condotto i fermati sulle strade di Sestino, un’enclave in provincia di Arezzo. Qui è stata ritrovata anche l’arma del delitto, un coltello a serramanico di 15 centimetri usato per uccidere il loro coetaneo.

ERA stato lanciato da un viadotto, a pochi metri dal punto dove era stato già rinvenuto un sacco nero con i vestiti sporchi di sangue. Ma è sul cellulare della vittima che punta la procura di Urbino per capire meglio i contorni di questo delitto. «C’è stato un grande lavoro di indagine – trapela dai magistrati–, ma non abbiamo ancora finito». Seppure schiacciato, il telefonino dovrebbe comunque fornire dei dati importanti. Sia sui rapporti tra killer e vittima, sia su quelli tra Ismaele e Ambera, la ragazza alla base dell’atroce delitto di cui gli inquirenti stanno esaminando anche il cellulare. Con le impronte digitali ritrovate sul cellulare di Ismaele si potrà poi finalmente scoprire chi ha inviato l’ultimo sms a sua madre, quello in cui si metteva in scena una finta fuga del ragazzo a Milano.
Non c’è più arroganza nei due albanesi che, ora, si accusano a vicenda. La madre di Marjo Mema incalza Igli: «Perché tira in mezzo mio figlio cambiando versione? Mio fratello, in Albania, si è impiccato per la vergogna». Il Resto del Carlino