Piazza Ganganelli viva, piena, animata da spettacoli, concerti e dal listening bar degli operatori del territorio. Giovani artisti e compagnie di tutto il mondo che si esibiscono nei luoghi riservati agli spettacoli, ma anche in strutture dismesse e da rigenerare, in palazzi e scorci nascosti rendendo la città un grande teatro a cielo aperto. L’Imbosco, con il suo tendone e la sua proposta musicale immersi nella natura, che si fa crocevia di esperienze, nuovi linguaggi, contaminazioni.
Il Festival Internazionale più longevo e con il pubblico più giovane d’Italia ha attraversato il suo primo week end rinnovando quella magia che si ripete da ben 55 anni, dal 1971, forte di un pensiero, di una traiettoria che lo accompagna fin dalle sue origini: il coraggio di osare, il dare voce e libertà d’espressione agli ultimi come ai più noti, l’affrontare tutti i temi del presente e del futuro. Anche quelli più scomodi. Soprattutto quelli più scomodi.
Quelli che non piacciono a questo Governo e a una commissione che perseguono invece il pensiero unico, l’omologazione, le proposte generaliste e puniscono chi fa ricerca vera – il Festival di Santarcangelo è uno dei casi più eclatanti della mannaia che ha declassato altre esperienze multidisciplinari quali il “MicroMacro” di Parma, “Quinta Parete” o “ErosAnteros” o teatri quali La Pergola a Firenze, il Teatro Due Parma, il Centro di Produzione Ravenna Teatro, la Fondazione delle Arti Solares ed Emilia Romagna Teatro Fondazione Ert – e premia invece chi mette in cartellone i volti noti della tv.
Se l’obiettivo dell’esecutivo e della commissione è mettere il bavaglio alla cultura, la migliore risposta arriva dagli artisti e dal pubblico che stanno facendo come ogni anno di Santarcangelo una piazza del mondo. Peccato che il presidente Marco Lepre e gli altri commissari non siano venuti a spiegarsi a questa piazza che vuole e deve farsi capofila della protesta e di una resistenza culturale che abbraccia anche l’assurda situazione venutasi a creare per l’altro patrimonio internazionale che abbiamo, Mutonia. Una resistenza culturale fondata sulla necessità che l’arte, con tutta la sua straordinaria forza espressiva, possa continuare a portare in scena e quindi al centro del dibattito temi quali l’inclusione, la marginalità, la libera circolazione dei popoli, la violenza di genere, la libertà.
Noi amministratori siamo pronti a raccogliere questo testimone e a portarlo con forza nelle stanze dei bottoni. Da Santarcangelo, da una regione come l’Emilia Romagna che si contraddistingue per una nuova giovane classe politica compatta e coesa anche in ambito culturale: un asse che parte da Bologna con Michele De Pascale, l’assessora Gessica Allegni e la consigliera Alice Parma con noi in Piazza Ganganelli alla tavola rotonda che ha aperto la 55esima edizione e finisce a Roma con l’onorevole Andrea Gnassi.
Non lasceremo passare sotto silenzio, la scelta di far pesare meno fra i criteri per i contributi del Ministero aspetti quali innovazione, rischio culturale e dimensione internazionale per favorire logiche commerciali basate su biglietti venduti e ricavi. Di privilegiare il cassetto rispetto al coraggio. È così, mettendo il bavaglio al confronto, alla riflessione, all’analisi critica che un secolo fa il fascismo fece breccia prima ancora che con la forza. Introducendo e imponendo subdolamente un pensiero omologato.
Sette assessori regionali alla cultura hanno scritto al Ministero, l’onorevole Gnassi ha interrogato il ministro Giuli, continuiamo a sollecitare a tutti i livelli, resistiamo tutti insieme, partendo dalla piazza del mondo di Santarcangelo e unendoci in tutta Italia!
Il comunicato stampa di presentazione della 55^ edizione di Santarcangelo Festival