Sassate.it. Inchiesta SOGEI (Cannarsa, marito del Pres. BCSM Tomasetti) – DEAS. ”Squallidi retroscena che hanno accompagnato una campagna stampa su un’inchiesta basata sul nulla”

Leggiamo da sito Sassate.it un articolo che fa veramente riflettere:

”Adesso che la polvere si sta finalmente posando, e’ il caso di dedicare una lunga Sassata alla vicenda SOGEI-DEAS e agli squallidi retroscena che hanno accompagnato in questa settimana una campagna di stampa su un’inchiesta basata sul nulla.

Cominciamo dall’inizio. Martedì mattina, come al solito di buon’ora, non meno di un centinaio di militari della Guardia di Finanza, si presentano a perquisire le abitazioni e gli uffici di Cristiano Cannarsa, AD di Sogei (in precedenza di Consip) e di Stefania Ranzato, Amministratrice e proprietaria della DEAS (Difesa e Analisi Sistemi).

Cristiano Cannarsa (marito della Tomasetti) e’ un manager pubblico di grande esperienza, stimato da tutti e mai neppure sfiorato da inchieste giudiziarie.

Stefania Ranzato  e’ una giovane e brillante imprenditrice che opera da anni con successo nel campo della cybersecurity, vincendo importanti gare pubbliche -il più delle volte consorziandosi con colossi informatici, ma anche da sola- anche lei senza finire invischiata in indagini di sorta.

La sua azienda e’ un’eccellenza italiana, certificata, con competenze tecnologiche uniche, al servizio della Difesa e della sicurezza nazionale. In altri paesi dell’Occidente, sarebbe considerata “intoccabile”.

Bene, dal decreto di perquisizione salta fuori che la Procura della Repubblica di Roma procede per il reato di “tentato peculato”, un’ipotesi di partenza quantomeno fumosa e di difficile reperimento nella giurisprudenza.

Risultati dell’ondata di perquisizioni: zero, zero carbonella.

Ma è il punto di partenza di tutta l’operazione che lascia subito basiti: le dichiarazioni dell’ex-Dg di Sogei, Paolino Iorio, un manager corrotto arrestato in flagrante mentre intascava una “bustarella” di 15.000 euro. Talmente corrotto, che quasi subito confessa di averne incassati altri 20.000. Non basta: nella sua abitazione, la GdF sequestra ulteriori contanti per 100.000 euro.

Licenziato in tronco da Cannarsa, decide di vendicarsi. E soprattutto di fornire dichiarazioni che possano spingere i pm ad accettare una modestissima richiesta di patteggiamento: tre anni. Che stranamente ha già ottenuto il parere favorevole dei rappresentanti dell’accusa.

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