“Satana”: i vescovi scomunicano Salvini

Il vice premier si difende: “Non sono Belzebù”. La Cei tiene il punto. Renzi lo punge

Roma. È lui il nuovo Satana? La mano pastorale si alza verso la testa del ministro dell’Interno.

«Vade retro Salvini», c’è scritto a caratteri cubitali sulla copertina di Famiglia Cristiana, sotto la faccia sgomenta e preoccupata del leader della Lega. Subito sopra, in bianco su fondo rosso: «Emergenza migranti». Matteo è ritratto con gli occhi sgranati e le dita che coprono la bocca, in attesa del castigo divino. «La Cei – si legge ancora – i singoli vescovi, le iniziative di religiosi. La Chiesa reagisce ai toni aggressivi del ministro dell’Interno. Niente di personale o ideologico. Si tratta del Vangelo». Se non è una scomunica, poco ci manca. Salvini infatti non l’ha presa molto bene: «Non sono Belzebù».

Ma non basta. Il direttore di Civiltà Cattolica Antonio Spadaro lo attacca sulla proposta leghista del crocefisso obbligatorio nei luoghi pubblici: «Usarlo come un Big Jim qualunque è blasfemo. La croce è segno di protesta contro peccato, violenza, ingiustizia e morte. Non è mai un segno identitario. Grida l’amore al nemico e l’accoglienza incondizionata. È l’abbraccio di Dio senza difese. Giù le mani!».

Dopo le ultime tragedie del Mediterraneo, Famiglia Cristiana fa «il punto sull’impegno della Chiesa italiana» sui migranti e apre l’inchiesta con le riflessioni della presidenza della Cei: «Come pastori non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade però non intendiamo né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto».

Salvini replica con fermezza, non ci sta a fare la parte del diavolo. «Satana, addirittura. L’accostamento mi sembra di pessimo gusto ed è irrispettoso anche nei confronti di chi dovrebbe avere nel perdono la sua prima dote. Io non pretendo di dare lezioni a nessuno, sono l’ultimo dei buoni cristiani, ma non penso di meritare tanto. C’è modo e modo di pensarla anche all’interno delle gerarchie ecclesiastiche». Poi sostiene di «avere quotidianamente il sostegno di tante donne ed uomini di Chiesa» e spiega che «un principio del catechismo dice che bisogna accogliere nella misura del possibile; con i numeri che abbiamo la misura italiana è colma». Il Giornale.it