“Sbatterà la faccia…”. La spada di Damocle su Conte

Nel M5s è il caos nei giorni che precedono le parlamentarie del partito per decidere chi sarà candidato nei collegi alle prossime elezioni del 25 settembre. La data ultima, a meno di rinvii e spostamenti, fissata per le parlamentarie è il 16 agosto ma il condizionale è d’obbligo, visto che nella base cresce il malumore per il comportamento del leader politico. La prima a sollevare dubbi sulla correttezza di Giuseppe Conte è stata Virginia Raggi, in veste di membro del comitato di garanzia. L’ex sindaco di Roma ha chiesto regole chiare sullo svolgimento delle parlamentarie ed è stata rassicurata dallo stesso leader politico: “Deve stare tranquilla che faremo le cose come andranno fatte“. Ma ad agitare i sonni, e anche gli animi, nel M5s è anche Lorenzo Borrè, l’avvocato dei ricorrenti grillini, che punta il dito contro Conte per la sua candidatura in tutti i collegi.

Sulla formazione delle liste Conte dice di metterci la faccia, ma rischia di sbatterla contro il regolamento del comitato di garanzia“, ha spiegato Borrè, dando seguito alla rimostranza di Virginia Raggi. “Il criterio statutario è quello, democratico, in forza del quale chi prende più voti deve essere il primo in graduatoria. Nessuno ha il potere di disporre le graduatorie secondo parametri diversi da quelli espressi tramite il voto di gradimento degli iscritti“, ha spiegato il legale. Borrè ha anche aggiunto che non è nemmeno “predicabile la candidatura in più collegi. Tanto meno la collocazione in lista in assenza di partecipazione alle primarie. Bene ha fatto Virginia Raggi a richiamare l’attenzione sul punto. Dissento solo sull’assunto che avrebbe potuto presentare la propria candidatura alle parlamentarie“.

L’apertura di Giuseppe Conte alle pluricandidature avrebbe fatto storcere il naso a molti, compreso il garante Beppe Grillo. E su questo punto l’avvocato Borrè sembra non avere dubbi: “Conte evoca una possibilità non prevista dallo Statuto né dal regolamento emanato dal comitato di garanzia. L’ex premier dovrà pertanto presentare anche lui, al pari di tutti gli altri iscritti, la propria autocandidatura per un singolo collegio“. Il legale, inoltre, nega anche la possibilità che al presidente sia dato agio di comporre le liste perché, come ricorda l’avvocato, “al presidente spetta esclusivamente valutare la compatibilità delle singole candidature con i principi e i valori del Movimento. Ha dunque solo un potere di veto, ma non un potere sostitutivo della volontà della comunità degli associati“. E intanto nella base cresce il malumore.


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