
Nessuna riduzione dei posti di qualificazione ai Mondiali per l’area europea, ma lo scontro continua: non offerte di pace, ma sollievo momentaneo.
Il primo giorno del quinto mandato Joseph Blatter alla guida della Fifa si è aperto sabato mattina con un’intimidazione dai toni para-mafiosi («Io perdono, ma non dimentico»). Il monarca assoluto del calcio mondiale non ha però consumato la sua vendetta: ridurre da 13 a 12 i posti riservati alle Nazionali europee nei campionati Mondiali del futuro. Alcuni osservatori ritenevano che quella modifica sarebbe stata la cambiale da pagare a chi lo ha sostenuto nonostante gli scandali. Non solo la ritorsione non è stata attuata, Blatter ha fatto invece qualcosa in più: ha «tranquillizzato» i nemici, assicurando che tutto resterà come ora, almeno fino al 2022 (Mondiali in Qatar). Perché?
L’atto dovuto e la cambiale
Alcuni osservatori degli intrighi del congresso Fifa di Zurigo danno questa lettura: il blocco dei Paesi che ha appoggiato Blatter nelle elezioni di venerdì (africani, asiatici, caraibici, filo-russi) è stato in qualche modo già ampiamente pagato in passato. La loro fedeltà è stata più che altro un atto dovuto, e se una cambiale è stata firmata, potrà comunque essere saldata più avanti. La rassicurazione di sabato mattina per l’Europa «nemica» era invece molto più urgente, per Blatter. Non un segno di pace, ma una mossa tattica, con un movente chiaro: provare a disinnescare la Uefa, o almeno a togliere dallo scacchiere un motivo di scontro.
L’ipotesi dello strappo e l’iceberg del Titanic
La riduzione dei posti europei, in sostanza, avrebbe dato forza alle correnti che dentro la Confederazione di Michel Platini chiedono lo strappo definitivo e clamoroso, l’uscita dalla Fifa. Un’ipotesi del genere sarebbe probabilmente il colpo definitivo per un equilibrio già precario, e questo Blatter lo sa. Così, invece che una vendetta, è arrivata una rassicurazione. Anche se lo scontro continuerà, come diceva venerdì il delegato di una federazione europea: «Il Titanic sta affondando. Ci vuole solo un po’ di tempo». Corriere della Sera