Scandalo mail. Hillary chiede scusa ma nei sondaggi continua a crollare

Hillary Rodham Clinton speaks to the reporters at United Nations headquarters, Tuesday, March 10, 2015.  Clinton conceded that she should have used a government email to conduct business as secretary of state, saying her decision was simply a matter of "convenience." (AP Photo/Seth Wenig)

NESSUNA SCUSA. Mezze scuse. Alla fine scuse piene con un tardivo: «Ho commesso un errore, me ne assumo tutta la responsabilità» e poi un ballo in stile funky con le star in tv. Hillary è in picchiata nei sondaggi. Trump in campo repubblicano e il senatore Sanders in quello democratico, la stanno raggiungendo in molti Stati e sorpassando. Il vice presidente Joe Biden cresce ogni giorno in modo impressionante anche se non ha ancora annunciato se correrà o meno per la Casa Bianca.

CONVINTA di essere un’altra volta la «predestinata» e senza rivali, Hillary ha provato a resistere fino all’ultimo. Per settimane ha sempre detto, com’è nella linea dei ‘Clinton intoccabili’, che quello che ha fatto col suo server gestendo le email private quando era segretario di Stato si trattava di un procedimento consentito, anche se oggi avrebbe agito diversamente. Sperava che la cosa sarebbe stata messa a tacere dal momento che non ha alcun risvolto giudiziario o criminale semmai solo ‘etico’ e di sicurezza. Ma quando ha capito che proprio la sua «poca trasparenza» la stava danneggiando perché la gente, anche in campo democratico, la giudicava «inaffidabile» e «poco sincera» è corsa in fretta ai ripari. Con una serie di interviste per riaggiustare l’immagine, l’ex first lady ha gradualmente ammesso la sua scelta poco oculata. Certo non l’aiuta la notizia che il cervello che ha organizzato il server privato per ricevere anche le email ufficiali era un suo consulente al dipartimento di Stato ed è stato consigliato di invocare il quinto emendamento della Costituzione per non rispondere ed evitare un’auto incriminazione. Per il resto della lunghissima campagna elettorale , Hillary è un candidato perfetto e disciplinato che però non vuole mai ammettere gli errori.

LO FECE anche nel 2008 quando incalzata nelle durissime primarie da Obama sul voto da lei espresso in Senato a favore dell’invasione dell’Iraq invece di dire «è stato un errore» ha continuato a ripetere «ho fatto la miglior scelta possibile con le notizie che avevo a disposizione…». Solo molti anni dopo nelle sue memorie del 2014 quando aveva già ben in mente la corsa per la presidenza si è spinta a dire: «Non sono stata la sola a essermi sbagliata, ma mi sono sbagliata. Puro e semplice». Oggi con lo scandalo delle e-mail ha fatto lo stesso errore e ne sta pagando un prezzo salatissimo. Tutte le sue idee infatti per risollevare la classe media, per la parità del salario tra uomo e donna per una migliore educazione e posti di lavoro in America, stanno passando in secondo piano.