Scattata l’ora X, secondo Romagna Noi-La Voce

‘ scattata l’ora ”x” per San Marino. Questa almeno e’ la sensazione che si respira sul Monte Titano. Politici, imprenditori e cittadini si sentono ”accerchiati” dall’Italia, che, col il decreto incentivi, in vigore da oggi, introduce una serie di disposizioni tributarie e finanziarie in materia di contrasto alle frodi fiscali e finanziarie internazionali e nazionali.

L’articolo 1 del decreto legge 40 del 2010 fissa ”l’obbligo per le imprese italiane di riepilogare tutte le operazioni effettuate” con i Paesi presenti nella black list italiana, fra cui compare anche San Marino. Non si tratta di un vera e propria novita’, in quanto gia’ con un accordo bilaterale fra i due Paesi, vigeva l’obbligo per San Marino di comunicare allo Stato italiano gli eventuali scambi commerciali. Ma ora l’obbligo e’ per i singoli imprenditori, che rischiano di veder lievitare i costi organizzativi, in un momento di crisi generale del mercato, con la possibilita’ che fornitori e clienti italiani voltino loro le spalle, per paura dei controlli della guardia di finanza. E’ questo uno dei motivi che ha spinto per esempio la ditta Difass di Dogana, attiva da 10 anni nella ricerca e sviluppo farmaceutico, a traslocare in Italia. L’azienda farmaceutica ha ceduto l’attivita’ a imprenditori della provincia di Rimini, col risultato che tutto il lavoro e i 21 dipendenti si sposteranno oltre confine.

Dall’associazione industriali arriva un solo commento: ”E’ l’inizio di un percorso che molti imprenditori loro malgrado seguiranno”. E per la Federazione Industria della Csu, il sindacato che ha seguito la vicenda della Difass ”Tanto tuono’, che piovve”. Per la presidente della Camera di Commercio di San Marino, Simona Michelotti ”E’ deprimente che il futuro economico di questo Paese sia stato inserito nel decreto incentivi di un altro Paese. Cio’ detto, i problemi non mancano, non tanto per le grandi imprese, gia’ abituate alla trasparenza, agli standard europei e a confrontarsi col mondo, ma per le piccole imprese, in particolare nel settore dei servizi”.

Per questo la Camera di Commercio ha attivato un gruppo di lavoro che segua gli imprenditori nei problemi quotidiani e che valuti assieme a loro come poter riposizionarsi. ”Una soluzione puo’ essere quella di creare delle commissionarie in Italia. Il costo, abbiamo valutato -prosegue Michelotti – varia dagli 8 ai 25 mila euro, a seconda delle esigenze. Di fatto si da’ mandato ad un commercialista in Italia di gestire la parte commerciale della propria azienda”. Ma questa non e’ l’unica soluzione. Un’altra e’ quella di fondere piu’ societa’ assieme, in modo che gli interlocutori per l’Italia siano meno e che anche la burocrazia si snellisca. Sul fronte politico si continua intanto a chiedere un ”incontro politico” con Roma e ad assistere gli imprenditori che ora, anche a causa del decreto incentivi, si trovano a fare scelte importanti per il proprio futuro e per quello dell’intera economia del piccolo Stato.

fonte RomagnaNoi.com