Sci nordico. Sulla neve un’Italia coi fiocchi

sciSI TINGE d’azzurro la neve prenatalizia. Merito anzitutto di Federico Pellegrino, ultimo dei mohicani nello sci nordico di stampo italiano, anello terminale di una catena che rimanda ai De Zolt, ai Fauner, agli Albarello, eccetera. Specialista delle gare sprint, Pellegrino ha sfruttato subito l’occasione: a Davos, in Svizzera, ha lasciato la prima impronta sulla mappa di una stagione che promette di essere ricca di soddisfazioni. Il personaggio è atipico, nel senso che il fondo, nella memoria collettiva, è inevitabilmente associato allo sforzo prolungato, estenuante, doloroso. Ma sono state inventate le gare sprint e questo giovanotto, seguendo l’esempio di Zorzi, è un maestro delle volate sugli sci stretti. Il venticinquenne valdostano è al suo quarto successo in Coppa del Mondo. Meglio di lui, nella storia azzurra del fondo, hanno fatto solamente Pietro Piller Cottrer (6) e il già citato Cristian Zorzi (5). Il sorpasso è dietro l’angolo: per classe e per tenacia, nonché per il desiderio di ergersi a leader di una nuova generazione di fondisti «made in Italy», Pellegrino è destinato ad un grande futuro.
OH, DOROTHEA. A completare le suggestioni di una domenica da freddo polare, ma caldissima in termini di emozioni, è arrivata anche la prima storica impresa delle azzurre del biathlon. Piccola premessa, perché magari non tutti conoscono la disciplina: il biathlon è quella cosa che somma lo sci di fondo al tiro con il fucile, insomma trattasi di esercizio non banalissimo.
L’ITALIA dell’Alto Adige ha sempre avuto nell’area di Anterselva una sorta di Eden, un giardino magico di specialisti del settore. Mai però c’era stata una tale, contemporanea fioritura di talenti. Il simbolo è la affascinante Dorothea Wierer, viso da pin up, già protagonista a livello individuale: ieri è stata lei a trascinare al trionfo le compagne Federica Sanfilippo, Karin Oberhofer e Lisa Vittozzi. Da apnea è stata la volata, con la Wierer impegnata in un micidiale testa a testa con la rappresentante tedesca. L’urlo di gioia sul traguardo vale come colonna sonora di un movimento, il biathlon al femminile, che resterà affare e interesse per pochi e che però merita attenzione e congratulazioni.
RAZZO GIU’. E’ durata invece soltanto una manche l’illusione di una festa azzurra sulla pista della Val d’Isere, in Francia. Era in programma il primo slalom di Coppa della stagione e a metà gara Giuliano Razzoli, sesto, non era lontanissimo dai migliori. Il podio era ampiamente alla sua portata, ma poi l’emiliano ha bisticciato con un palo ed è uscito di scena. Ha vinto il norvegese Kristoffersen, resistendo alla rimonta del bionico austriaco Hirscher. Migliore dei nostri il veterano Thaler, sesto, davanti a Moelgg.
Lo slalom femminile di Are, in Svezia, è stato vinto dalla ventenne slovacca Vhlova.

La Stampa