Sciacalli del post-alluvione: assolto a Ravenna il poliziotto che rese pubbliche le foto dei presunti “predatori”

Non tutte le storie di alluvione parlano di fango e solidarietà. Alcune si portano dietro anche ombre e accuse che, per fortuna, si dissolvono nel tempo. È il caso di un agente di polizia finito nel mirino di una denuncia per diffamazione, semplicemente per aver cercato di proteggere la sua comunità da potenziali sciacalli.

Tutto risale alle tragiche giornate dell’alluvione di maggio 2023, quando Fornace Zarattini era sommersa dal caos: acqua alle ginocchia, garage invasi da detriti e una popolazione intera in stato di emergenza. Mentre i volontari spalavano a ritmi serrati, due individui furono notati aggirarsi con fare sospetto nei pressi di un’abitazione privata.

Dalle chat alle aule di giustizia

Preoccupato, un agente condivise le immagini dei loro documenti d’identità nei gruppi interni delle forze dell’ordine, e – a quanto pare – in qualche chat informale di residenti. L’obiettivo era chiaro: segnalare presenze sospette per allertare chi, in quei momenti, viveva fuori casa a causa dell’evacuazione.

Ma quei due cittadini, evidentemente poco felici dell’attenzione ricevuta, hanno reagito denunciando l’agente per diffamazione. Sostenevano che la diffusione delle immagini fosse avvenuta in modo arbitrario e lesivo della loro reputazione. Peccato che la giustizia non abbia condiviso il loro punto di vista.

Il giudice archivia tutto: “Nessuna diffamazione”

Il caso si è chiuso ieri in tribunale con l’archiviazione definitiva decisa dal giudice per l’udienza preliminare Federica Lipovscek, accogliendo in pieno la richiesta della Procura di Ravenna. Il pubblico ministero Lucrezia Ciriello, infatti, aveva già valutato l’assenza di elementi sufficienti a sostenere l’accusa, nonostante l’opposizione formale dei due denuncianti.

L’agente, insomma, ha agito in buona fede e nell’ambito del suo dovere, tentando di prevenire crimini in una situazione già drammatica. Di fronte all’emergenza, la tempestività vale più della formalità – e questa volta, la legge lo ha riconosciuto.