Scm scavalca la Muraglia. Maxi commessa da 15 milioni. Andrea Aureli: «Allestiremo in Cina linee complete per porte e cucine»

cinaPer il calendario cinese, questo è l’anno della capra. Per Scm, questo è l’anno della ripresa, e il primo acuto arrivo proprio dal mercato cinese. Il 31 dicembre l’azienda riminese ha ricevuto dalla Cina un ordine da 15 milioni, il più importante mai commissionato nella sua storia. «Cominciare l’anno così, con i tempi che corrono, è un bell’inizio, decisamente. E dà fiducia a noi e a tutti i nostri collaboratori», sorride Andrea Aureli, amministratore delegato di Scm, terza generazione alla guida della grande industria riminese. Non è un caso che un ordine così arrivi dalla Cina, vero? «No, affatto. I cinesi, quando partono, fanno le cose in grande. Nel paese si sta lavorando a un piano di urbanizzazione che nel giro di pochi anni porterà milioni di cinesi a lasciare le campagne, per andare ad abitare in nuovi quartieri super attrezzati. I nostri clienti stanno allestendo due maxi-fabbriche per la produzione dei mobili destinati alle nuove case, e si sono rivolti a noi». Quale sarà il compito di Scm? «Allestiremo in queste fabbriche due linee complete per la produzione di porte e cucine. Non porteremo solo le macchine, ma tutti gli impianti necessari. Il tutto per arrivare a produrre 1.500 porte e 500 cucine al giorno. Siamo in Cina con una filiale da tempo, abbiamo lavorato per un anno a quest’ordine. I risultati si vedono». E’ il segnale di una ripresa? «Noi lo speriamo. Nel 2014 abbiamo chiuso con fatturato di oltre 460 milioni contro i 450 del 2013. L’anno scorso abbiamo cercato di puntare a una maggiore redditività, con un’attenta razionalizzazione dei costi, e a un equilibrio di bilancio, ma siamo ancora lontani dai numeri pre-crisi. Ecco, ci auguriamo che il 2015 sia l’anno in cui Scm torna a correre e a crescere, come accadeva in passato». Difficile riuscirci in Italia, dove c’è ancora un clima di recessione. «Infatti stiamo investendo molto sui mercati stranieri. L’80% del fatturato del gruppo arriva dall’export, se consideriamo solo le macchine per il legno la quota sale al 92%. A oggi contiamo 2 stabilimenti e 20 filiali all’estero, ne stiamo aprendo un’altra in America, e creeremo due filiali anche a Dubai e in Malesia. Forti investimenti li stiamo facendo anche in Germania, Austria e Svizzera». E la Russia? «Un mercato in crisi, con la svalutazione del rublo. Anche il Brasile ora va male, ma entrambi restano nostri punti di riferimento. In Brasile abbiamo uno dei nostri stabilimenti». Scm potrebbe trasferire parte della sua attività all’estero? «No, il cuore di Scm resta in Italia, a Rimini. Sono stati anni difficili per noi, ma abbiamo deciso di non fare tagli drastici e ricorrere il più possibile agli ammortizzatori sociali. Dopo aver resistito alla crisi, ora vogliamo superarla. Farlo cominciando con un ordine di 15 milioni di euro aiuta…». Il Resto del Carlino